L'euroriscossa di Berlusconi Adesso tocca a Strasburgo

L'ex premier ha scelto di non intervenire ma i leader del Ppe lo hanno invitato sul palco: «Come on, Silvio...»

L'euroriscossa di Berlusconi Adesso tocca a Strasburgo

Da Cavaliere dimezzato a Cavaliere raddoppiato. Il day after il Congresso del Ppe ha questa lettura, viste come sono andate le cose a Malta. Berlusconi è arrivato sull'isola volutamente afono: non voleva esternare in pubblico perché, come già accaduto due anni fa a Madrid, «preferisco parlare quando sarà fatta pienamente giustizia. I giudici della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo non potranno far altro che riconoscere il torto da me subito. Mi hanno fatto una cosa...». Quindi nessun discorso ufficiale, nessun intervento dal palco; nell'attesa di farlo quando fosse di nuovo candidabile.

Ma quello che è successo a Malta è evidente: i partner europei hanno richiamato Berlusconi in campo perché, soprattutto adesso, «serve ancora lui». Il primo episodio che racconta la «chiamata» avviene al termine degli interventi dei capi di Stato e di governo popolari, tutti assieme sul palco con i massimi rappresentanti delle istituzioni europee, Antonio Tajani incluso. Foto di gruppo. Berlusconi è rimasto seduto in platea a sentire i discorsi di tutti. Ma dal palco lo hanno chiamato: «Come on, Silvio». E lui s'è mosso, ha raggiunto la tribuna, è salito. Pacche sulle spalle all'amico Antonio Tajani, stretta di mano al premier spagnolo Mariano Rajoy, sorrisi al primo ministro croato Andrej Plenkovic. Poi, quando il presidente del Consiglio europeo, il polacco Donald Tusk che stava parlando fitto fitto con Angela Merkel si è accorto dell'arrivo di Berlusconi, ha allargato le braccia in gesto di accoglienza. Sorrisi e stretta di mano sia al polacco sia alla cancelliera di ferro. La quale, ha girato il dito indice come a dire «Ci vediamo più tardi?».

Riferimento al bilaterale che si terrà qualche ora dopo nella suite del sesto piano dell'Intercontinental Hotel, sede del summit. Un faccia a faccia che ha confermato l'idem sentire europeo: «Berlusconi è tornato indispensabile per la tenuta dell'Europa, scossa dalla Brexit e dall'avanzata dei populismi». Una veste, quella di argine contro gli eurodisfattisti e di garante della stabilità, che il Cavaliere indossa volentieri. Con i partner europei condivide le analisi e le maggiori preoccupazioni: più che Salvini spaventa Grillo. Anche in Europa si leggono i sondaggi e tutti sono d'accordo: Marine Le Pen, in Francia, avrà un buon risultato elettorale ma difficilmente entrerà all'Eliseo. Viceversa, in Italia, il Movimento 5 Stelle rischia di entrare a palazzo Chigi. Allora sì che sarebbe un guaio; a meno che... Ed ecco che tutti tornano a riabbracciare «Dear Silvio». Perché soltanto Berlusconi può disinnescare la mina grillina, in grado di far esplodere l'intera Europa.

E Salvini? È temuto di meno perché difficilmente la Lega toccherà i livelli di consenso di Grillo e, questo spera l'Europa, qualora si dovesse riproporre l'alleanza tradizionale di centrodestra, la guida sarà moderata. Così, Berlusconi non si preoccupa più di tanto del Carroccio, ai suoi occhi destinato a siglare un patto di ferro con gli azzurri, pena l'eterna irrilevanza politica. Ed ecco perché l'ex premier non si cruccia delle esternazioni di Salvini, sempre ultimative.

L'ultima ieri: «In questo momento per l'Italia la Merkel rappresenta disoccupazione e immigrazione fuori controllo - dice - quindi qualcuno dovrà scegliere, con i tempi che riterrà opportuni, se il futuro passa dalla Lega, dai popoli, dagli italiani, oppure dalla Merkel, dalla Bce, da Strasburgo».

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