L'eutanasia resta "in vita" in Parlamento

Il testo sull'eutanasia è sopravvissuto all'emendamento soppressivo con 262 voti contrari e 126 favorevoli

L'eutanasia resta "in vita" in Parlamento

Dopo l'affossamento del referendum presentato dai Radicali, oggi l'Aula della Camera è tornata a discutere di eutanasia. Il testo, che era in discussione in commissione Affari Sociali fino a pochi giorni fa, è sopravvissuto all'emendamento soppressivo presentato dalla Lega con 262 voti contrari e 126 favorevoli.

Giuliano Amato, presidente della Consulta, aveva invitato il Parlamento a legiferare sul tema del fine vita e il primo ad accogliere tale invito era stato il segretario del Pd, Enrico Letta. "Ora tocca a noi" è l'opinione comune che circola tra i deputati giallorossi i quali, però, escludono che si tratti di una contromossa fatta per puro spirito di rivalsa. "“Era già previsto che tornasse in Aula. È solo una coincidenza che arrivi in Aula il giorno dopo della bocciatura del referendum, ma credo sia anche un segno di una risposta possibile", dice a ilGiornale.it Matteo Orfini, deputato dem che aveva sostenuto e firmato il quesito referendario dei Radicali. Il centrodestra, sebbene in commissione Affari Sociali sia riuscito a far approvare delle modifiche significative al testo, è perlopiù contrario al provvedimento. Dentro il Pd c'è la consapevolezza che non facile ottenere una vittoria perché meno di un anno alla fine della legislatura e in Senato i numeri sono sempre ballerini, come ha dimostrato la vicenda del ddl Zan. "Noi ci proveremo, però, è difficile dire se ci riusciremo”, aggiunge un perplesso Orfini.

Lega e FdI sono contrari, mentre Forza Italia e Italia Viva hanno lasciato libertà di voto. "La pandemia ha messo gli italiani sensibili al tema della malattia e delle morti improvvise, facendo conoscere a tutti delle tragedie impensabili”, ci dice il renziano Michele Anzaldi che aggiunge: “Quando è stato discusso nelle nostre riunioni interne, ognuno ha raccontato le proprie esperienze personali molto delicate e complicate e, perciò, è stato deciso di lasciare libertà di voto". La forzista Giusy Versace, membro della commissione Affari Sociali, ha espresso così il suo personale travaglio interiore: "C’è la parte cattolica che è in me che mi porta ad avere una spudorata voglia di vivere, mentre la parte laica mi porta ad avere un assoluto rispetto di chi, viceversa, non riesce ad affrontare la propria sofferenza".

Sulle tempistische della discussione, spiega: "Il testo era già in calendario, però si stava cercando di trovare una quadra ulteriore prima di arrivare in Aula, ma, alla luce di quanto emerso ieri dalla Consulta, è chiaro che il presidente Fico ha voluto dare un segnale per far capire a chi è fuori dal ‘Palazzo’ che il Parlamento si sta occupando di questo tema. E, aggiungo, non da oggi, ma da anni".

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