Politica

L'ex senatore Pd: mi scuso per le interpretazioni, ma niente retromarcia. Esposito: gli spaccherei la faccia

RomaFinito nel tritacarne della macchina renziana, produttrice di conformismo un tanto all' hashtag (nome moderno della velina di regime), Corradino Mineo è ormai un uomo confuso. Si scusa ma non ritratta. Avanza e indietreggia, spiega e non spiega. Ma il senso di quanto ha detto resta tale e quale, almeno nella versione raccolta viva vox l'altroieri dal Giornale . E ieri, tramite sms, il cui contenuto si riporta in quanto non ha nulla di privato. «Non mi scuso. Ammetto che non mi aspettavo tanta eco sulle questioni, diciamo, sentimental-sessuali. Leggi se vuoi il post “Caffè amarissimo”. Poi è inevitabile che ne approfittino per dire che ho fatto marcia indietro. Penso tuttavia che la cosa, sia pure con pesanti danni collaterali, sia andata a segno».

Dunque: forte e chiaro, il senatore appena uscito dal Pd ritiene che i pallini abbiano colpito il bersaglio vero, cioè il segretario-premier. Della grancassa mediatica e politica, di cui ieri grondavano giornali e agenzie di stampa, Mineo non si occupa per non venirne ulteriormente schiacciato. L'accusa, più incredibilmente farlocca e sostenuta a gran voce dal regime imperante, è quella di aver usato argomenti «sessisti». Come se dire: «Renzi è nelle mani di un uomo» non possa esserlo altrettanto. Ma ormai il buonsenso non ha corso legale, e una torma di cani inferociti insegue l'infame preda. Abbaia addirittura il sindaco di Rignano (Mineo aveva detto: «Non sono nato a Rignano»): «Potrebbe anche voler dire che è dispiaciuto di non esserlo ma sicuramente non può essere utilizzato in un senso dispregiativo: è offensivo per chi lo riceve e per chi lo dichiara». Allora da oggi siamo tutti rignanesi , ridente e fortunato paese allietato dalla nascita del Pupo di Palazzo Chigi.

Ma anche il Paese della politica sembra impazzito. La governatrice umbra Marini, smentisce che Renzi sia cattivo: «È disponibile e mai sarcastico...», dice senza ridere. Piuttosto, «le parole di Mineo sulle presunte donne intorno a Renzi sono ignobili, sessiste e maschiliste... È ignobile come fatto, e ancora di più perché tutti hanno capito a chi si riferiva». Di buon mattino era partita la Serracchiani in tv: «Uscita quantomeno infelice, spero che fuori dal Pd Mineo migliori la pessima idea che ha delle donne». Probabile. La lontananza dal Nazareno migliorerà senz'altro quella sugli uomini, considerato che l'ex assessore torinese-juventino, ma di stanza a Roma, Stefano Esposito, se avesse ricevuto da Mineo «quella roba penosa» gli avrebbe «spaccato la faccia. Punto». Dal viceboss del Pd romano una parola sopra le altre, per Mineo: «Pezzente».

La polemica sembra aver scosso Corradino, che parte della giornata la vive sotto choc, scrivendo anche il post nel quale sembra scusarsi (il cui senso è chiarito nel sms inviato nel pomeriggio al Giornale ), e racconta che «Fassina mi ha invitato a scusarmi e mi scuso per aver dato la stura a interpretazioni siffatte, perché non intendevo fare riferimenti sessisti né inviare pizzini». Eppure la querelle pare aver colpito nel segno, come dice Mineo, cioè al cuore del bersaglio grosso. Renzi è imbufalito per quell'«io so» che dicono abbia fatto breccia nel cerchio magico familiare, con moglie Agnese e figli anche loro sotto choc. Ieri sull' affaire Matteo non profferiva verbo. Unici riferimenti alla politica, quelli tratti dall'anticipazione del solito libro di Vespa: «Ho copiato le riforme di Berlusconi? Ma lui non le ha fatte». E poi, sui rapporti diretti con il Cav : «Inesistenti».

Meno male: tra Mineo e la Grancassa renziana chissà che sarebbe venuto fuori.

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