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Una lezione per chi grida alla dittatura in Italia

A forza di evocare un fantomatico pericolo fascismo in Italia che non esiste, una certa intellighenzia capitanata da Michela Murgia e compagni, ha perso il contatto con quanto accade nel paese reale

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A forza di evocare un fantomatico pericolo fascismo in Italia che non esiste, una certa intellighenzia capitanata da Michela Murgia e compagni, ha perso il contatto con quanto accade nel paese reale e, pur di sostenere i propri teoremi, nega la realtà. La surreale polemica sulla parata del 2 giugno in cui un saluto militare di marcia è stato confuso con il saluto romano è solo l'ultimo episodio in ordine di tempo di una tendenza sconcertante. Continuare a evocare il fascismo sostenendo che in Italia sia a rischio la democrazia o che possa esserci una deriva illiberale, produce una serie di conseguenze di cui certi intellò non sembrano rendersi conto. Anzitutto la loro perdita di credibilità: leggere certe inchieste sulla «rete nera» testimonia la mancanza di volontà di comprendere davvero il mondo della destra parandosi dietro fantomatici rischi illiberali. Questo costante parlare di derive non democratiche diventa ancor più surreale se si guarda a ciò che accade fuori dai confini italiani in particolare a Hong Kong. Mentre in Italia ieri andava in scena l'ennesima caccia alle streghe contro le forze armate, la polizia a Hong Kong arrestava la leader del partito di opposizione, Chan Po-ying, in occasione del 34esimo anniversario di Piazza Tienanmen a Pechino. La sua unica colpa è stata partecipare alla veglia commemorativa del 4 giugno 1989 tenendo in mano una piccola candela e due fiori. Oltre a Chan Po-ying, la polizia ha arrestato diversi esponenti e attivisti per la democrazia tra cui la giornalista Mak Yin-ting, ex presidente dell'Associazione dei giornalisti di Hong Kong. Dopo l'approvazione della legge sulla sicurezza nazionale a giugno 2020, sono stati soppressi tutti gli eventi pubblici nell'anniversario di Piazza Tienanmen e la veglia a lume di candela organizzata per trent'anni a Victoria Park. La repressione cinese nei confronti di ogni forma di dissidenza dovrebbe rappresentare un monito per certi intellettuali che in Italia paventano in ogni occasione pericoli per la democrazia che, per fortuna, non esistono. Curiosamente gli stessi che sono in prima linea per accusare la destra in Italia, non solo tacciono di fronte a quanto accade a Hong Kong ma nutrono simpatie (più o meno dichiarate) verso la Cina comunista.

Sarebbe il caso di far sentire la propria voce quando davvero la libertà è repressa.

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