Le tende, lo striscione per Gaza, gli slogan, urla, fischi, fumogeni, la lettera degli studenti che da undici giorni bivaccano davanti all'ingresso principale. «Presidente, parli con noi. Le nostre università sono complici del genocidio in Palestina». Tensione, animi accesi, il lancio di bottigliette di plastica contro la polizia quando Sergio Mattarella arriva alla Sapienza, nella tana del lupo. Un gruppo di studenti grida «Mattarella pagherai tutto». Il capo dello Stato vuole «dialogare con tutti», è convinto che le operazioni militari si debbano fermare, del resto è la linea del governo, ma di troncare i rapporti con gli atenei israeliani neanche per sogno. «Sono i poteri peggiori a voler interrompere le relazioni con le altre università, in modo da controllare e conculcare. Questo invece è un luogo di dibattito libero e di confronto delle idee», dice, non c'è spazio per l'intolleranza. O per censure, come è successo giorni fa alla ministra Roccella, alla quale ha infatti offerto subito totale solidarietà. E se parliamo di rispetto dei diritti umani, deve valere sempre, pure per l'Iran, pure per i ragazzi «trucidati da Hamas mentre erano a un rave party». Fuori la protesta. Dentro, la solenne e paludata cerimonia in rettorato per la giornata del laureato, con la consegna degli attestati ai meritevoli e il saluto a braccio del presidente. Ma dopo un po' Mattarella tira fuori un foglio e legge, perché non possono esserci dubbi. Ho ricevuto una lettera, mi si chiede di non restare nella torre d'avorio. Ebbene non lo farò. E fissa i paletti del perimetro, come aveva già fatto la settimana scorsa all'Onu, e cioè «la questione del Medio Oriente sta nel diritto di esistere in sicurezza di Israele e in quello dei palestinesi di avere uno Stato». Ora per Gaza «reitero la richiesta di un cessate il fuoco», però ricordiamoci di quanto è successo a ottobre per opera di Hamas.Insomma, questo il senso della lezione del Quirinale, non si può correre su un doppio binario. «Per la nostra Repubblica tutte le violazioni dei diritti umani vanno denunciare e contrastate. Ovunque, sempre. La dignità e la libertà, la condanna della sopraffazione non cambiano valore a seconda dei confini e delle relazioni internazionali. Questo vale per il popolo palestinese e per i ragazzi e le ragazze uccisi e stuprare il 7 ottobre in Israele». E non solo. Mattarella cita il rapper iraniano condannato all'impiccagione, Masha Amini, le donne «torturate per il rifiuto di indossare il velo», le studentesse afghane «a cui e proibito frequentare le lezioni e le scuole».
Ecco, le università, centri di sapere, di integrazione, di conoscenza, di rispetto. Quanto suona male perciò la pretesa di interrompere i rapporti con Israele.
«Il potere, quello peggiore, desidera che gli atenei del proprio Paese siano isolati, senza relazioni o collaborazioni con quegli degli altri Stati, perché questo consente di controllare e comprimere la cultura e impedire la sua spinta di libertà». Chiudersi al dialogo è sempre un errore, tanto più nei luoghi di discussione per eccellenza: non si può pretendere, conclude, di imporre a tutti il proprio pensiero.
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