La libertà si conquista anche con le armi

Ritenere che la libertà di leggere e scrivere ciò che vogliamo non sia stata conquistata e difesa anche con un fucile, significa smarrire il senso della storia

La libertà si conquista anche con le armi
00:00 00:00

Chi, in buona fede e con sano raziocinio, sceglierebbe un fucile al posto di un libro, una caserma anziché una scuola, un missile invece di un laboratorio? Verosimilmente nessuno. Eppure, ritenere che la libertà di leggere e scrivere ciò che vogliamo non sia stata conquistata e difesa anche con un fucile, significa smarrire il senso della storia. Se oggi abbiamo scuole libere e non sottomesse a regimi, è perché qualcuno ha protetto quei luoghi con le armi; se la scienza può operare senza dogmi ideologici, è perché certe ideologie sono state sconfitte sui campi di battaglia della storia. In queste ore la sinistra italiana scende in piazza contro il riarmo europeo e contro l'intervento israeliano e ora anche americano in Iran. E nel farlo produce due cortocircuiti, entrambi abbastanza gravi da mettere in discussione l'identità storica e ideale di quella stessa sinistra.

Il primo riguarda la trasformazione della politica in moralismo astratto, privo di analisi. Gli eredi del materialismo storico rinunciano oggi a ogni lettura strutturale della realtà e si rifugiano in un pacifismo indistinto, dove la condanna della guerra si applica a prescindere da chi combatte e da quali valori intenda difendere. In nome di un rifiuto estetico del conflitto, si finisce per equiparare democrazia e tirannide, libertà e oppressione. Tutto è sbagliato, dunque tutto si equivale. Ma se per inseguire questa logica si devono accantonare ideali e dimenticare la storia, allora è la sinistra stessa a perdere la propria anima. Perché in quelle piazze, apparentemente animate dalla volontà di sostituire i fucili con i libri nei bilanci occidentali, si bruciano simbolicamente proprio i libri di storia. E dovrebbe essere proprio la sinistra, per tradizione analitica e vocazione culturale, a ricordare che la libertà di pensiero occidentale nasce anche dalle battaglie di Maratona, Platea e dalle Termopili. Che la libertà di culto oggi tanto rivendicata è stata salvaguardata dalle armature dei cavalieri di Carlo Martello, dalle galee cristiane a Lepanto, dagli ussari polacchi che liberarono Vienna. Che le democrazie moderne sono state difese dai ragazzi sugli Spitfire nei cieli di Londra, dai Marines in Normandia e, certo, anche da quei giovani italiani che scelsero la Resistenza, imbracciarono le armi, e non ebbero né vergogna né esitazione nel farlo. Fa dunque impressione vedere oggi gli eredi dell'antifascismo inseguire, tra le calli veneziane, i rappresentanti di quelle stesse potenze democratiche che un tempo sostenevano la lotta partigiana. È il segno di un degrado morale evidente, accompagnato da un cortocircuito culturale altrettanto pericoloso. Il secondo cortocircuito, infatti, si manifesta nella deriva relativista che porta alcune frange della sinistra a condannare Israele e gli Stati Uniti, arrivando persino a solidarizzare in modo diretto o implicito con Hamas e il regime iraniano. Si bruciano le bandiere delle democrazie occidentali e si sventolano quelle di chi predica l'eliminazione dell'altro, reprime la libertà, perseguita le minoranze. Si assiste così al paradosso dei paladini dei diritti civili che, nel nome di un pacifismo ideologico, finiscono per legittimare chi quei diritti li nega radicalmente: le bandiere arcobaleno cedono il passo al burka, in una rappresentazione che, se non fosse tragica, sarebbe grottesca. Qual è, dunque, la posizione della sinistra italiana e dei suoi alleati populisti in questo momento cruciale? Che difendere i propri valori con le armi sia sempre e comunque sbagliato. Che la guerra non si giustifica mai, e dunque, per assurdo, non esistono più valori che valga la pena difendere. Ne consegue che tutti i valori si equivalgono, quelli delle democrazie occidentali e quelli delle teocrazie fondamentaliste.

Per nostra fortuna, oggi l'atto più eroico al quale certa sinistra si espone è inseguire con fischietti e slogan Jeff Bezos e la sua compagna nella cornice surreale di una battaglia navale tra gondole. Ma se mai dovessimo davvero affidarci a questi nuovi pacifisti per la difesa dei nostri valori fondamentali, allora sì, saremmo davvero nei guai.

Commenti
Pubblica un commento
Non sono consentiti commenti che contengano termini violenti, discriminatori o che contravvengano alle elementari regole di netiquette. Qui le norme di comportamento per esteso.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica