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L'idea di scuola-parcheggio dietro l'obbligo di asilo nido

"Educare" significa dare la possibilità di sviluppare una riflessione critica sulla realtà, in base a conoscenze e non a estemporanee opinioni

Bonus asili nido
Bonus asili nido

«Educare» significa dare la possibilità di sviluppare una riflessione critica sulla realtà, in base a conoscenze e non a estemporanee opinioni. La nostra scuola purtroppo non è all'altezza di una democrazia moderna, non ha un progetto educativo adeguato ai tempi in cui viviamo e alle prospettive future. Dei problemi della scuola ci si preoccupa in modo estemporaneo, con provvedimenti dettati dalle emergenze.

Incominciamo dall'asilo che Letta vorrebbe obbligatorio. Si pensi per un momento al nome: si è chiamato «nido». Espressione ambigua per indicare che la scuola accoglie come una famiglia. Naturalmente la cosa è falsa. Dal nido si passa a quell'asilo che aveva come nome «scuola materna». Ancora oggi la maggior parte delle persone chiama l'asilo in quel modo, sottolineando l'insuperabile mammizzazione della società. Perché «scuola materna» e non «paterna»? Finalmente, da poco tempo, si è compresa l'idiozia di quel nome, e l'asilo è diventato «scuola dell'infanzia».

Nomina sunt consequentia rerum: adesso, a sentire Letta, si dovrebbe chiamare «scuola d'obbligo dell'infanzia». Perché? Perché così le mamme possono andare a lavorare tranquille senza preoccuparsi dei figli. Forse si dimentica che l'asilo è, appunto, una scuola per preparare i bambini a conoscere il mondo e non è un parcheggio per lasciare liberi i genitori.

Tuttavia, obbligare i genitori a lasciare i loro figli nell'asilo significa qualcosa di diverso dal liberarli dalla loro custodia. Vuol dire sottrarli per legge dalla responsabilità di educarli in una famiglia. Una concezione sovietica: la famiglia è un rischio borghese, che va evitato a incominciare dalla formazione dei bambini.

Letta non avrà una visione sovietica dell'educazione, ma nella sua idea di obbligatorietà dell'asilo si ritrova una scuola che fa da parcheggio ai bambini e poi agli adolescenti. Comprensibile che lo Stato venga incontro ai genitori che, per lavorare, hanno poco tempo da dedicare ai figli. Ma, allora, se ci fossero i soldi necessari per estendere l'obbligatorietà dell'asilo (soldi per le strutture, per i docenti, per il personale ausiliario) perché non spenderli per sostenere economicamente quelle madri e padri che intendono chiedere il temporaneo congedo dal lavoro per assistere i propri piccoli? Non sarebbe una sconvolgente novità europea.

In generale, l'idea dell'obbligo scolastico diventa una scorciatoia per non guardare in faccia la realtà, è un modo per evitare una riflessione su come e su cosa insegnare, affinché un ragazzo comprenda il significato della scuola nella sua vita e non l'abbandoni.

A sua volta, parlare d'obbligo di frequenza dell'asilo è un modo sia per evitare una riflessione sul valore dell'educazione familiare, sia per non impegnarsi nell'aiutare economicamente i genitori in difficoltà nel seguire i figli, sia per non comprendere che l'asilo, comunque si chiami, non è un parcheggio ma una scuola.

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