Dopo il faccia a faccia di venerdì con Matteo Salvini, Silvio Berlusconi incontra Giorgia Meloni, in trasferta milanese per partecipare all'assemblea della Coldiretti, prima uscita pubblica come premier in pectore della nuova maggioranza di governo. Un incontro dal quale la Meloni è uscita «ottimista» e «fiduciosa», come ha spiegato ai cronisti che l'hanno accolta al Castello Sforzesco. Che fa il paio con la reazione del presidente di Forza Italia che ha definito il faccia a faccia «concreto» e di piena condivisione.
Un confronto dal quale è emersa una piena «unità di intenti», a partire dalla necessità, sentita da entrambi i leader, di concentrare l'attenzione sui dossier più urgenti che il prossimo esecutivo sarà chiamato ad affrontare. Non si è parlato quindi di nomi. Il toto-ministri, insomma, lascia spazio a considerazioni di carattere generali sulla natura del prossimo esecutivo. I temi «caldi», con in testa il caro bollette, la crisi energetica e l'inflazione, portano i due leader a convenire che il prossimo governo deve essere di alto profilo e soprattutto deve essere composto nel minor tempo possibile. Il leader azzurro apprezza la prudenza con la quale si sta muovendo in questi giorni la Meloni alla quale chiede che il peso di Forza Italia nel prossimo esecutivo sia «pari a quello della Lega». «Nel corso del colloquio, che si è svolto in un clima di grande collaborazione - recita una nota congiunta diffusa al termine dell'incontro -, i due leader hanno ribadito la soddisfazione per l'affermazione del centrodestra alle elezioni politiche e hanno fatto il punto sull'attuale situazione politica confrontandosi sui prossimi passaggi istituzionali in vista della convocazione del prossimo Parlamento».
Alla Meloni, il leader di Forza Italia ha ripetuto riguardo alla composizione del prossimo esecutivo quanto detto nel corso di un'intervista alla Stampa. «Non è una questione di numeri, ma di significato - spiega Berlusconi -. Io non credo nei tecnici puri: se esistessero la politica diventerebbe inutile. Ho sempre voluto coinvolgere nei miei governi persone chiaramente schierate con noi, che condividessero il nostro progetto politico, e che avessero un curriculum professionale, accademico o imprenditoriale di prim'ordine». «Ora vorrei di nuovo qualcosa di simile - aggiunge -: non l'adesione a titolo personale di qualche nome famoso, ma l'impegno di mondi importanti, dall'impresa, al lavoro, alla scienza, in uno sforzo di vera unità nazionale». La gravità della situazione (anche a livello internazionale) richiede un impegno e una collaborazione che travalica la stessa maggioranza. «Serve la partecipazione di tutti», spiega Berlusconi. Del resto «le emergenze da fronteggiare, prima fra tutte quella dell'energia, e le grandi riforme che dobbiamo mettere in cantiere, a cominciare da quella fiscale, richiedono davvero il concorso di tutti».
Anche sul fronte della politica estera i due alleati si sono trovati a condividere la stessa visione.
Già venerdì la leader di Fratelli d'Italia aveva censurato l'annessione «ufficiale» dei territori ucraini alla Russia, ritornando a mostrare pieno sostegno a Zelensky e definendo la mossa di Putin «neoimperialista di stampo sovietico». E Berlusconi ieri ha aggiunto che sul piano internazionale - soprattutto per quanto riguarda la gestione della crisi ucraina - ci deve essere piena continuità con quanto fatto finora dal governo presieduto da Mario Draghi.
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