Dopo la scissione dem adesso Matteo Renzi regola i conti con chi ha lasciato il partito. Dal Lingotto di Torino l'ex premier lancia la sua campagna per il Congresso e afferma: "Nelle scorse settimane oggettivamente qualcuno ha cercato di distruggere il Pd perché c'è stato un momento di debolezza innanzitutto mia. Ma non si sono accorti che c'è una solidità e una forza che esprime la comunità del Pd, indipendentemente dalla leadership: si mettano il cuore in pace, c'era prima e ci sarà dopo di noi e ora cammina con noi". Poi Renzi aggiunge: "L'elemento chiave che forse non siamo stati bravi a raccontare è che qui c'è un popolo non un insieme di dirigenti che cercano di cambiare l'Italia ma un popolo che ci crede, che si è mischiato, che ha dei valori, che non si fa distruggere da niente e nessuno,è il popolo del Pd". A questo punto rivolge un messaggio al premier: "Bentornato a casa tua Paolo Gentiloni, presidente del Consiglio: siamo felici di lavorare insieme a te". Dopo le parole per Gentiloni, è il turno degli sfidanti Emiliano e Orlando: "Auguri di buon lavoro a Orlando e Emiliano perché non facciamo polemiche con nessuno e in particolare con i nostri compagni di squadra".
A questo punto Renzi fissa la road map per il partito: "La partita inizia adesso, la mozione sarà scritta la prossima settimana, ma c'è il progetto per il Paese noi non sappiamo se il futuro è maggioritario o proporzionale, abbiamo le nostro idee, ma dopo il 4 dicembre quel disegno di innovazione istituzionale è più debole,la forza delle nostre idee è il confronto con gli altri e allora vincerà chi sarà più forte in termini di progetti e proposte". A questo punto lancia un messaggio ai fuoriusciti: "Essere di sinistra non significa rincorrere i dogmi del passato. Lo diciamo a chi pensa che essere di sinistra sia salire su un palco, alzare il pugno e cantare 'Bandiera rossa'. Non è con l'amarcord che si difendono i diritti dei più deboli quella è un'immagina da macchietta non da politica". Non mancano anche le critiche a chi parla di un nuovo Ulivo: "Sento riparlare di Ulivo da chi lo ha segato dall'interno, da chi ha fatto concludere anticipatamente l'esperienza di Romano Prodi e questo non sarebbe accaduto se Prodi fosse stato leader di partito".
Il nodo da sciogliere sulle alleanze
Intanto però comincia già il dibattito sulle prossime alleanze da parte del Pd. Dopo il bivio di Pisapia che ha chiesto ai dem di scegliere tra lui e Verdini, qualcuno, come la stessa Serracchiani comincia a vacillare: "Pisapia è la sinistra a cui guardare - dice la vicesegretaria del pd, Deborah Serracchiani -, ma non pensi chi è uscito dal Pd di rientrare con quel listone. La soluzione non è girare le spalle, vigliaccamente andarsene e poi condizionare il partito da cui si è usciti, non ci faremo condizionare".
Diversa l'opinione di Ettore Rosato: "Nessun veto, non ci sono preclusioni. Certo - aggiunge -, si può costruire un progetto politico con chi ha chiaro chi sono gli avversari: per noi sono i populisti e la destra, speriamo di trovare i vecchi compagni di strada sulla stessa lunghezza d'onda". Lorenzo Guerini invece frena e dice che è ancora presto per parlare di alleanze: "Le ragioni della scissione non sono state comprese dagli italiani.
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