
La storia dell'"uccidere un fascista non è reato" è vecchia come il cucco. Ero ancora al Mamiani, ai tempi autentico liceo-cellula di formazione del Partito Comunista zeppo di figli di papà col doppio armadio (quello da compagno e quello da figlio della borghesia), quando sentivo straparlare gente ridicola di cosa fosse giusto e dunque esibibile, o cosa meno e dunque da censurare. Ricordo l'assemblea studentesca in cui, alla vigilia delle elezioni comunali di Roma in cui peraltro votai Rutelli Sindaco, scattò il parapiglia perché "quel fascista di Fini non deve parlare", tanto che l'assemblea saltò con mio sdegno. O quando nel 1994, appena vinte da Berlusconi le elezioni politiche, tale professoressa Legatti organizzò in Aula Magna una mostra sulle analogie (addirittura di postura secondo lei) tra Berlusconi e Mussolini, per poi venire a prelevarmi in classe, malgrado lei non fosse mia professoressa, perché a suo dire avevo vergato sul libro dei commenti all'uscita della mostra, un'osservazione "fascista" (avevo scritto che trovavo la mostra ridicola). Mi portò dal Preside gridando allo scandalo finché io non le chiesi davanti al Preside: "Scusi ma allora cosa chiedete a fare che si lasci un commento, se non sopportate una critica?". Il preside si arrese, lei continuò a gridare al fascismo.
Questo massimalismo prepotente, di cui io ho sempre sorriso scrollando le spalle, ha evidentemente però fatto proselitismi, se 30 anni dopo si leggono e ascoltano commenti giustificatori dell'uccisione di Charlie Kirk, sulle cui idee io stesso ero d'accordo solo in parte, ma che trovo avessero piena cittadinanza nel dibattito di oggi. E il "se l'è cercata" riferito a un omicidio efferato invocato da certi commentatori di sinistra (e per fortuna criticato da gente intelligente come Veltroni) che però criticano (giustamente) che una donna venga stuprata se indossa abiti succinti in quartieri pericolosi, e' una considerazione che si rivela unidirezionale. Charlie Hebdo, giornale francese satirico di estrema sinistra, fu vittima di una mattanza per mano del terrorismo islamico. Aveva pubblicato vignette su Maometto. Se l'era cercata? Noi tutti, non di sinistra, però ne difendemmo il diritto alla satira, esteso quasi alla blasfemia. E chi di noi non definì sacrilega l'aggressione della piazza no vax di estrema destra ai danni della Cgil, pur non nutrendo molti di noi alcuna stima nei suoi confronti, e pur il suo segretario cianciando di "rivolte" da guidare contro il Governo? E quando a gennaio 2021 Donald Trump tenne il suo discorso incendiario, espressamente invitando no, ma motivando si, alcuni zulù ad assalire Capitol Hill, quale commentatore anche solo ritenuto di destra si azzardò a difenderlo? E Carlo Giuliani secondo loro se l'era cercata o meno assaltando insieme ad altri rivoltosi una camionetta dei carabinieri al G8 di Genova e incontrando una pallottola? No. Perché il pensiero intrinseco di costoro postula che loro abbiano diritto di imporre con le buone o con le cattive il loro pensiero ricolmo di pregiudizio, agli altri spetta quello di sopportare, perché se la cercano.
Quando a Silvio Berlusconi, dopo anni di continue aggressioni in cui l'epiteto più gentile che gli veniva vomitato contro era: "Mafioso", venne tirata in faccia una statuetta da uno squilibrato, diverse reazioni politiche e mediatiche suonarono come quelle di oggi: "Ha tirato troppo la corda, se l'è cercata". Persino dopo la mattanza del 7 ottobre in Israele, una roba dalle proporzioni superiori all'11 settembre americano, più di qualcuno ha definito l'attentato terroristico (che ha condotto alla guerra a Gaza di cui oggi tutti lamentano le dimensioni) come un atto di resistenza o una reazione. E siccome le forze dell'ordine, chissà perché, vengono associate da più di qualcuno alla destra, anche la morte di Ramy, il giovane tunisino il cui amico decise di scappare da un posto di blocco dei carabinieri scatenando un inseguimento di otto chilometri culminato con la sua morte, divenne occasione per processare pubblicamente, per mesi, i Carabinieri, che a sinistra qualcuno definiva assassini' del ragazzo, difeso - diciamo la verità - solo perché straniero. È una storia vecchia, quella che vuole parte, non tutta, della sinistra vittima di superficialità intrisa di odio e pregiudizio. E che definisce fascista semplicemente tutto quanto non sia di sinistra, o - vedi oggi - non aderisca al woke. E' omofobia dire che, pur rispettando la libertà sessuale di chiunque, se diventassimo tutti gay il mondo si estinguerebbe in 80 anni da oggi, non potendo i gay procreare tra loro? È razzista dire che si esacerbano gli animi della convivenza tra italiani e stranieri se troppi immigrati vengono accolti e poi abbandonati perché non abbiamo un'economia sufficiente forte (e non la abbiamo soprattutto per scelta della sinistra che la vuole dirigista e ingessata) da consentir loro di integrarsi? Basta ascoltare quanto detto da Damani Bryant Felder, creator americano di colore: "Io non ero nessuno, Kirk mi aveva sentito, mi scrisse, mi incoraggiò, mi offrì una borsa di studio per unirmi ai suoi show, e quel che sono oggi lo devo a lui. Come fate a definire razzista uno cosi?". Ecco.
Ora, io non voglio attribuire responsabilità dirette, ma ahimè la risposta alla domanda se per certa sinistra il diritto a dire la propria sia tale, cioè per tutti, o facoltà riservata a pochi da loro selezionati, a oggi per me e' tristemente chiara.Speriamo le cose cambino.