L'inutile libro del Letta politico-scrittore

Ci voleva proprio un libro, scritto chissà quando, in mezzo alla massacrante attività politica (italiana) e universitaria (parigina)

L'inutile libro del Letta politico-scrittore

Da «falce e martello» ad Anima e cacciavite (Solferino), titolo del nuovo libro di Enrico Letta, ultimo erede di una tradizione comunista che neppure gli appartiene, segretario-parafulmine, messo lì in attesa che i boss del partito trovino un accordo su qualche nome più importante.

Ansioso di mostrarsi di sinistra, Letta ne spara una al giorno senza fare mai centro, clamoroso il niet alla sua proposta di mettere una bella patrimoniale, idea perfetta per uccidere il ceto medio già alla canna del gas, e quindi bocciata sia dal premier Mario Draghi sia dal partito... Democratico, quello di cui Enrico sarebbe, in teoria, il leader.

Niente, ci voleva proprio un libro, scritto chissà quando, in mezzo alla massacrante attività politica (italiana) e universitaria (parigina). L'uomo che ha già fatto crollare il Partito democratico, negli ultimi sondaggi, vuole spiegarci la sua ricetta per far ripartire il Paese. Italiani state sereni, come direbbe Matteo Renzi.

Naturalmente è una collezione di pensierini, tutti belli, tutti buoni, tutti giusti. L'anima sono i valori non negoziabili, potete immaginare quali, dallo ius soli in giù. Il cacciavite è simbolo della competenza, proprio quella dote che sembra mancare al Letta politico, al giro precedente defenestrato in cinque minuti dal solito Matteo Renzi. Seguono le solite baggianate sui giovani, la società civile, la politica che cambia. Il capolavoro di Letta va ad aggiungersi ad altre opere imperdibili prodotte dai potenti o sedicenti tali.

Lasciamo da parte Walter Veltroni, uno degli effetti collaterali della pandemia è stato la moltiplicazione dei suoi libri. In fondo al momento non ha una posizione fissa se non come editorialista del Corriere della Sera, quotidiano borghese di ispirazione post comunista. Lasciamo da parte anche Giorgia Meloni, new entry che se ne sta all'opposizione. Parliamo di chi ha o aveva ruoli di primo piano nella gestione del Covid. Roberto Speranza, il ministro della Salute che sarà ricordato nei libri di storia per i record (negativi) nella gestione del Coronavirus, era stato costretto a ritirare dal mercato un saggio intitolato Perché guariremo (Feltrinelli) pubblicato nel mezzo della seconda ondata.

Fa già ridere così, inutile girare il coltello, o il cacciavite di Letta, nella piaga. Comunque la tesi, riassumendo, è che per far ripartire il Paese possiamo contare sui giovani, sulla società civile, sulla politica che cambia. Tempismo eccezionale anche per il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, autore di Riscatto (Rizzoli), uscito negli stessi giorni in cui veniva contestato sotto casa dai bergamaschi rimasti senza un doblone in tasca. Tesi come al solito forti. Per ripartire si punta sui giovani, sulla società civile, sulla politica che cambia. Irresistibile anche la comicità involontaria del saggio Il portavoce. La mia storia (Piemme) di Casalino, una autobiografia che si potrebbe liquidare anche con un «chissenefrega, Rocco».

Presentato ovunque, con interviste noiosissime, ha totalizzato 16mila copie, niente a fronte del battage

pubblicitario. Ah, a proposito, Letta ieri ha presentato il suo libro da Fabio Fazio, a Chetempochefa, uno spot in una trasmissione pagata dal vostro canone in fondo è quello che ci vuole per far ripartire il Paese. O no?

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