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L'invasione dei barconi: Marina e Guardia costiera salvano 1.300 migranti

L'Italia soccorre 1.300 migranti su diversi barconi in difficoltà, superando il record dei record.

L'invasione dei barconi: Marina e Guardia costiera salvano 1.300 migranti

Aiuto. L'Italia soccorre 1.300 migranti su diversi barconi in difficoltà, superando il record dei record di arrivi raggiunto giovedì con l'approdo a Lampedusa di 1869 persone a bordo di 41 natanti tutte soccorse in mare fuorché due gruppi di 46 e 41 approdati giovedì tra la spiaggia della Guitgia e una cala vicina. È un pomeriggio caotico quello di ieri. Gli avvistamenti e gli Sos si susseguono. Le motovedette partono. Tutte. Da tutti i porti. La Guardia costiera è in difficoltà nell'area Sar italiana, a sud ovest della Sicilia orientale e a sud ovest del Mar Ionio e chiede supporto alla Marina Militare che prontamente risponde con Nave Sirio, già presente nell'area per le proprie attività operative. Intanto 3 motovedette della Guardia costiera operavano a circa 70 miglia a sud di Crotone, per prestare soccorso a un barcone con 500 migranti partito da Tobruk. In mattinata i passeggeri avevano contattato Alarm Phone, che ha lanciato l'allarme. Il motopeschereccio, giunto al largo della Sicilia, «imbarcava acqua». Nello stesso momento Nave Dattilo e 3 motovedette della Guardia costiera prestavano soccorso ad altri 2 barconi con in tutto circa 800 migranti che si trovavano, invece, a 100 miglia da Roccella Ionica. Un'altra motovedetta della Guardia costiera salpava da Pozzallo per dirigersi a circa 130 miglia dal porto. In supporto alla Guardia costiera sono arrivati un aereo Atr 42, nave Corsi e nave Visalli.

Le operazioni sono talmente tante che nave Diciotti, che avrebbe dovuto imbarcare 600 migranti a Lampedusa per trasferirli, nel tragitto ha effettuato interventi prendendo a bordo 480 migranti, che sono stati destinati a Reggio Calabria. Se il 2023 ha registrato un aumento degli sbarchi del 194% rispetto al già nero 2022, gli ultimi giorni sono stati particolarmente intensi. Dall'8 marzo sono arrivati oltre 4.000 migranti. Ciò vuole dire che il dato ufficiale di 17.592 sbarchi aggiornato alle 8 di ieri, già nel pomeriggio stesso era superato. E gli sbarcati sarebbero stati di più se non fosse intervenuta la Guardia costiera tunisina della regione centrale che in 36 ore, nelle zone tra Sfax, Kerkennah e Mahdia, e della regione del Sahel, al largo di Susa, hanno sventato 42 tentativi di partenze. Nello stesso arco di tempo, la guardia costiera tunisina ha anche «soccorso 1.509 migranti, di cui 21 tunisini e 1.488 dell'Africa subsahariana regione di provenienza della maggior parte dei migranti irregolari in Tunisia». Sono stati sequestrati oltre 30 motori navali e imbarcazioni. Le autorità tunisine stanno valutando i provvedimenti da adottare nei confronti dei fermati. Non solo più partenze, ma, di conseguenza, più possibilità di naufragi. Oltre ai 3 degli ultimi giorni, in cui, grazie all'intervento delle nostre forze dell'ordine, il numero dei morti è stato ridotto a uno, nella notte fra il 7 e l'8 marzo ne sono occorsi altri due al largo di Sfax. Il bilancio è di almeno 14 morti. Erano originari dell'Africa subsahariana. Secondo la Guardia costiera tunisina, nella stessa notte dei naufragi sono stati bloccati 14 tentativi di partenze e sono stati soccorsi 435 migranti, dei quali 426 provenienti dall'Africa subsahariana. La pur bene oleata macchina dell'accoglienza è in questi giorni fortemente provata. L'hotspot di Lampedusa è sotto pressione. Malgrado il trasferimento, giovedì, di 750 migranti, di cui 230 a Pozzallo, ieri si registravano 3mila ospiti a fronte di una capienza di 350 posti. Visti gli interventi in mare di ieri, le prefetture di Ragusa, Siracusa, Catania e Messina sono state allertate per l'accoglienza. Ieri sono sbarcati a Brindisi anche i 105 migranti presi a bordo dalla nave Life Support di Emergency nella notte tra il 6 e il 7 marzo. Provengono da Burkina Faso, Camerun, Chad, Costa d'Avorio, Eritrea, Gambia, Guinea Conakry, Mali, Mauritania, Nigeria, Sierra Leone, Sudan. Alcuni portano i segni delle violenze subite in Libia.

La Ong ha preso al balzo la situazione di difficoltà di ieri per contestare la legge che le impone di effettuare un intervento per volta.

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