L'ira della famiglia Poggi. "Basta fango su Chiara"

Mamma Rita: "Lei non aveva segreti, né amanti". Omissioni nel 2017 sulle intercettazioni di Sempio

L'ira della famiglia Poggi. "Basta fango su Chiara"
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Un paesone dove quasi tutti si conoscono, dove si incrociano amicizie, sesso, antipatie, odio, affari. Questa era apparsa Garlasco ai primi cronisti che diciotto anni fa erano calati sulla scena dell'uccisione di Chiara Poggi. Questa riappare oggi, in un viluppo di relazioni con cui deve fare i conti anche la nuova inchiesta della Procura di Pavia. Con le voci cattive che girano inesauste deve fare i conti anche la famiglia della vittima, al punto da uscire ieri allo scoperto dichiarandosi «vittima da settimane di una assillante campagna diffamatoria che non sta purtroppo risparmiando nemmeno la amata Chiara». «Chiara era una ragazza pulita, non aveva segreti, non aveva amanti e non aveva due telefoni - dice mamma Rita - si fanno insinuazioni su una ragazza che non si può difendere».

Rispolverare gli innocui sms di Chiara, noti da diciotto anni, è voyeurismo giudiziario, visto che nulla collega i suoi messaggi al delitto. Ma Garlasco, il suo viluppo di relazioni, sono il contesto in cui tutto accade, e in cui tante anomalie devono trovare risposta. A partire dal ruolo dei carabinieri che per primi gestirono l'indagine. Ieri Repubblica divulga i brogliacci delle intercettazioni compiute dall'Arma di Pavia nei giorni del 2017 a ridosso dell'interrogatorio di Andrea Sempio nella prima indagine che lo vedeva indagato, e subito archiviata.

Dai brogliacci si capisce che Sempio, che era formalmente indagato di un crimine terribile, si sentiva più tutelato che inquisito dai pm, come se il vero obiettivo della Procura fosse toglierlo d'impiccio. E si capisce anche che trascrivendo le sue intercettazioni il maresciallo Silvio Sapone omette qua e là di trascrivere una parola dell'audio, dichiarandola incomprensibile o semplicemente omettendola. Una intera frase di Sempio non viene trascritta: «Anche loro hanno voglia di finirla in fretta». Loro, i pm.

In quel momento a carico di Sempio c'era già una traccia precisa, il Dna individuato sulle unghie di Chiara. Forse non c'era motivo di torchiarlo, ma perché viene interrogato con i guanti, al punto di fargli poi dire che i magistrati «stanno dalla mia»? Che la Procura, guidata allora da Mario Venditti, fosse la prima a non credere alla nuova pista, e rimanesse certa della colpevolezza di Stasi, è ormai chiaro. D'altronde ora si scopre che proprio nel 2017 la Procura generale di Milano, la stessa che aveva fatto condannare Alberto Stasi, aveva dettato la sua linea ai colleghi di Pavia: le piste alternative a Stasi sono «prive di ogni collegamento con le risultanze processuali». Messaggio ricevuto.

Ma c'è di più. A trascrivere i brogliacci viene delegato il maresciallo Sapone, che è in servizio in Procura a Pavia ma a Garlasco ha lavorato per anni, fino al 2004. E nel reticolo del paese ci sta a pieno titolo perché conosce bene i Sempio, e molti dicono che ne sia addirittura parente. Intervistato ora da Lo stato delle cose, Sapone dice «ho la coscienza a posto», «evidentemente non è emerso niente di concreto», poi scarica la scelta di archiviare Sempio sui magistrati, «non sta a me decidere». Nega che Sempio abbia ottenuto «direttamente» qualche copertura, «io non ho ricevuto nessuna pressione». Ma ora dovrebbe spiegare quelle trascrizioni lacunose, la scomparsa delle frasi che documentavano il trattamento di riguardo riservato a Sempio.

Lo stesso Sempio, va ricordato, la cui zia negli stessi anni andava a letto con il successore di Sapone alla stazione di Garlasco, il maresciallo Francesco Marchetto.

Forse non è un caso che per ripartire l'indagine sulla morte di Chiara Poggi abbia dovuto essere assegnata ai carabinieri di Milano.

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