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L'Italia al presente scorda il futuro

Après nous le déluge! Sintetizza bene il sentimento di buona parte dell'opinione pubblica, ed è la ragione vera per cui non faremo le riforme necessarie a mettere il Paese in condizione di creare ricchezza

L'Italia al presente scorda il futuro

Après nous le déluge! Sintetizza bene il sentimento di buona parte dell'opinione pubblica, ed è la ragione vera per cui non faremo le riforme necessarie a mettere il Paese in condizione di creare ricchezza. Non ci interessa migliorare se ciò comporta alterare qualcuno dei nostri equilibri. Nemmeno il futuro dei nostri figli è una molla sufficiente. Semplicemente non crediamo che debbano o possano costruirsene uno, se non quello che piace a noi, di comodità garantite, a cominciare da quelle che gli lasceremo.

La chiusura delle scuole è un problema serio per le famiglie non per la perdita di didattica ma perchè devono stare appresso ai ragazzi. Lamentarsi che gli adolescenti in Dad soffrono psicologicamente, quando non completano il programma di matematica, come si concilia con la carenza di laureati Stem (science, technology, engineering & mathematics)?

Gli psicologi ci informano che gli adolescenti soffrono di «sovraccarico emotivo» per essere costretti in casa. Già, invece noi grandi ne siamo felici, specie chi ha perso il lavoro. A parte che gli psicologi questo vendono, terapie per disagi mentali, sarebbe da chiedergli ad esempio se quegli adolescenti fossero tranquilli a fare la spola tra le case dei genitori separati, oppure se dovremmo prepararli a una vita che contenga qualche avversità, di tanto in tanto, e se non possa magari fargli bene un po' di carattere e di resistenza (pardon, resilienza). Mia madre e mio padre scendevano di notte nei rifugi sotto le bombe, perché erano privilegiati e potevano. Però di nuovo, non dobbiamo confondere i figli come prosecuzione della vita con i figli come completamento della nostra: futuro, cosa?

Il diluvio dopo di noi non vale solo come tempo ma pure come orticello. Non riusciamo a dare valore a niente che non sia il piccolo interesse personale. Non è mancanza d'altruismo ma miopia. Non riusciamo a capire quanto piccoli contributi messi insieme possano fare sistema e restituire una vita più ricca e confortevole, anche nel senso materiale del termine.

È umiliante che dopo 365 giorni e 3 lockdown ancora non accettiamo che col virus dobbiamo convivere, non evitarlo stando a casa. Eterni adolescenti immortali, non perdiamo l'occasione di togliere la mascherina e stare vicini. Un'umanità che si pensa evoluta e sofisticata avrebbe dovuto fare meglio. Invece aspettiamo il vaccino per tornare alla vita di prima, indisponibili al minimo compromesso.

Mettiamo sui social le nostre cose però abbiamo rinunciato al tracciamento obbligatorio nel nome della privacy, per evitare la possibile seccatura di essere riconosciuti positivi. Di fronte a 100.000 morti e un disastro economico da centinaia di miliardi, la domanda se ne valesse la pena potremmo almeno farcela.

No, non tutti la pensano così. C’è chi ogni giorno costruisce con impegno e fatica personale.

L’ironia sta nel fatto che i teoreti alfieri della visione “comoda” si professano progressisti, mentre sono plasticamente la resistenza, la zavorra.

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