Cronache

L'Italia saluta un grande giornalista. Papa Francesco: "Ho perso un amico"

Mattarella: "Un testimone lucido della storia repubblicana". Silvio Berlusconi: "Un avversario ma direttore appassionato"

L'Italia saluta un grande giornalista. Papa Francesco: "Ho perso un amico"

Era L'uomo che non credeva in Dio (dal titolo del suo libro pubblicato nel 2008), eppure l'ateo che più amava dialogare con il Papa, ma anche con il cardinale Carlo Maria Martini, gesuita fine teologo e biblista e a lungo arcivescovo di Milano. Fin dal giorno della elezione al Soglio di Pietro, Eugenio Scalfari ha intrattenuto con Bergoglio un rapporto e un dialogo confidenziale, sia religioso che filosofico. Tanto che il Papa decise di concedere allo stesso Scalfari la sua prima intervista, a cui ne sono seguite tante altre, sempre poi smentite in alcune sue parti dalla sala stampa della Santa Sede.

Incontri a tu per tu, telefonate, lunghe interviste: un rapporto davvero speciale quello tra i due. Pochi giorni dopo l'elezione, Francesco lo chiamò: «Buongiorno, sono Papa Francesco». Poco dopo, il Pontefice riceve il fondatore di Repubblica a Santa Marta, in Vaticano. È l'inizio di un rapporto che non si interromperà più, che produrrà altre interviste, ricostruite e sintetizzate da Scalfari nel loro significato essenziale, mai smentito nel nocciolo delle questioni anche se con qualche distinguo da parte dell'ufficialità vaticana. «Qualcuno dei miei collaboratori che la conosce mi ha detto che Lei tenterà di convertirmi», scherza il Papa. Ribatte Scalfari: «Anche i miei amici pensano che sia Lei a volermi convertire...».

Il Papa lo chiama «amico». «Francesco ha appreso con dolore della scomparsa del suo amico, Eugenio Scalfari», riferisce il portavoce del Vaticano, Matteo Bruni. «Il Pontefice conserva con affetto la memoria degli incontri - e delle dense conversazioni sulle domande ultime dell'uomo - avute con lui nel corso degli anni e affida nella preghiera la sua anima al Signore, perché lo accolga e consoli quanti gli erano vicini», prosegue Bruni.

«Muore una delle figure chiave del giornalismo. Lo stile della sua interlocuzione con Papa Francesco mi ha sempre colpito. Anche l'ultima volta che l'ho sentito al telefono», scrive il direttore di Civiltà Cattolica, il gesuita padre Antonio Spadaro. «Due persone che avevano cura l'uno dell'altro», prosegue. Tanti i messaggi di cordoglio: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al premier Mario Draghi prima delle dimissioni, fino a Silvio Berlusconi.

«Un vuoto incolmabile nella vita pubblica del nostro Paese», scrive il presidente del Consiglio dimissionario, per la morte «di un assoluto protagonista della storia del giornalismo nell'Italia del dopoguerra». Il presidente Mattarella ha affidato a una nota il suo dolore per la scomparsa di un «giornalista, direttore, saggista, uomo politico, testimone lucido e appassionato della nostra storia repubblicana» e «punto di riferimento coinvolgente per generazioni di giornalisti, intellettuali, classe politica e un amplissimo numero di lettori». Condoglianze anche da Silvio Berlusconi, storico avversario di Scalfari e del suo giornale. «È stato una figura di riferimento per i miei avversari in politica. Oggi, però - twitta il leader di Forza Italia - non posso non riconoscergli di essere stato un grande direttore e giornalista, che ho sempre apprezzato per la dedizione e la passione per il suo lavoro».

Tra le tante reazioni spicca quella di Forattini, vignettista storico di Repubblica di cui si ricordano screzi via interfono, botta e risposta via fax, il graffio della satira su Occhetto o De Mita, «amici» del direttore: ma tra Eugenio e Giorgio - racconta Ilaria, la moglie del disegnatore - c'è stato sempre un grande affetto.

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