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Il locale dello chef-mito diventa un McDonald's. Lione va alla guerra: "Il comune fermi i lavori"

Chiude l'"Ouest Express" del grande Paul Bocuse. "Ma no agli americani"

Il locale dello chef-mito diventa un McDonald's. Lione va alla guerra: "Il comune fermi i lavori"

McBocuse, non merci. Lione, capitale gastronomica della Francia, non digerisce la trasformazione di un ristorante del gruppo Bocuse nella trentaduesima insegna lionese di McDonald's, il colosso del fast food.

Lo scandalo, va detto, ha un sapore tutto ideologico. Il fatto è che Paul Bocuse in Francia e soprattutto a Lione, è una leggenda. Morto meno di quattro anni fa, è stato il cuoco più importante del Novecento: a lui si deve l'invenzione della Nouvelle Cuisine, quella rivoluzione dei costumi alimentari di cui beneficiamo anche oggi, perché impose l'alleggerimento del menu, l'attenzione alla qualità e alla freschezza dell'ingrediente, l'accorciamento delle cotture. Una cucina di mercato, di stagione, di salute, di sapore. Per capire l'importanza di Bocuse nella cultura popolare francese basti dire che fu il primo chef a finire «imbalsamato» nel Musée Grévin, la versione francese delle cere. E che a lui è chiaramente ispirato il personaggio di Auguste Gusteau, lo chef di Ratatouille.

Ma Bocuse era anche un businessman. E negli ultimi anni della sua carriera aveva deciso di mettere a reddito la sua fama aprendo a Lione e dintorni numerosi ristoranti, nessuno dei quali lontanamente accostabile all'Auberge du Pont de Collonges-au-Mont-d'Or, il locale di famiglia che Paul portò tra gli anni Cinquanta e i Sessanta alle tre stelle Michelin. Alcune delle insegne griffate Bocuse (alla memoria) sono delle oneste brasserie. E quella in particolare su cui la grande M gialla ha messo gli occhi, nel quartiere di Vaise, appartiene alla catena OuestExpress, che propone nei suoi locali piatti semplici e pop, tra i quali spiccano - ironia della sorte - degli hamburger dal prezzo che va dai 4,90 ai 10 euro (e con 2,90 in più si ottengono anche delle frites, ovvero delle patatine).

Va detto che l'aspetto della polpetta bocusiana è assai più attraente di quella del gigante americano. Ma insomma, non è come se un ristorante gourmet con tovaglie di fiandra fosse finito nelle grinfie della multinazionale dei grassi saturi. Eravamo già in zona junk food o quasi. Epperò questa circostanza non attenua l'indignazione dei contestatori, che sembrano più No McDonald's che groupie dello chef del secolo. Il collettivo NAMVI (sigla di Non Au Mcdo Vaise Industrie) ha lanciato una petizione per chiedere al comune di Lione di revocare l'autorizzazione ai lavori, ottenendo 13mila firme (ma va detto che un clic su change.org non si nega a nessuno). Visto che il Gruppo Bocuse non sembra interessato a restare nel IX arrondissement, qualcuno propone di trasformare lo spazio in un mercato per artigiani e agricoltori lionesi. Utopie. «McDonald's è in regola. In fondo non abbiamo nessun mezzo per impedirgli di aprire a Vaise», dice sconsolato a Le Figaro uno degli animatori della protesta. Da parte sua, l'amministrazione ecologista è pilatesca. «McDonald's non rappresenta in alcun modo il nostro modello di alimentazione, ma è una trattativa privata, noi non possiamo fare nulla».

Con buona pace di Bocuse.

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