L'omaggio di Mattarella al brigadiere ucciso dal ladro

Il Capo dello Stato ai funerali di Legrottaglie, colpito durante un inseguimento. Il grido della madre: "Dovevo morire io"

L'omaggio di Mattarella al brigadiere ucciso dal ladro
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Scena muta. Mentre a Ostuni si celebrano alla presenza del presidente Mattarella i funerali del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, 59 anni, ucciso durante un inseguimento, uno dei due assassini, Camillo Giannattasio, davanti al gip si avvale della facoltà di non rispondere.

Due le inchieste aperte da altrettante Procure: quella di Brindisi, dove ha perso la vita Legrottaglie, e quella di Taranto, dove è avvenuto il secondo conflitto a fuoco con i rapinatori e in cui è rimasto ucciso Michele Mastropietro, 59 anni, molti dei quali passati in galera. E il pm di Taranto iscrive sul registro degli indagati per omicidio colposo i due agenti di polizia, i «falchi» della squadra mobile tarantina, che hanno stanato i fuggiaschi e, dopo un drammatico faccia a faccia a colpi di pistola, li hanno fermati uccidendo Mastropietro e arrestando Giannattasio. Un atto dovuto ma che provoca la dura reazione dei sindacati di polizia: «Una decisione che lascia sgomenti», scrive Fabio Conestà del Mosap.

Una folla commossa, ieri, alle esequie del carabiniere caduto sotto i colpi dei banditi l'ultimo giorno di servizio prima della licenza e del congedo. «Carlo nella quotidianità ha offerto la sua vita adempiendo al proprio dovere con generosità e amore», dice monsignor Gianfranco Saba durante l'omelia. «Ha dato tutto - prosegue Saba -. Ha dato la sua vita, tutte le sue energie fino all'ultimo nonostante i tempi di riposo previsti. Papa Leone ci ricorda che il male non trionferà». Al termine della cerimonia il capo dello Stato Sergio Mattarella abbraccia i parenti del brigadiere Legrottaglie. Il feretro, avvolto nel tricolore, lascia poi la parrocchia Santa Maria della Chiesa, portato a spalla dai colleghi carabinieri. Ai lati del sagrato il picchetto d'onore. Presenti anche il ministro della Difesa, Guido Crosetto, il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, la ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone. «Dovevo morire io non tu!», grida in lacrime la madre di Legrottaglie, stretta dalla nuora e dalle due nipoti di 15 anni.

Le indagini sul drammatico speronamento della radiomobile e dello scontro a fuoco con i due banditi continuano. Durante una perquisizione in casa di Giannattasio e nel suo negozio di ferramenta, è stato trovato un arsenale da guerra: oltre alla Beretta 38/FS calibro 9x21, la stessa in dotazione alle forze dell'ordine, da cui sono partiti i proiettili che uccidono Legrottaglie, sequestrate quattro pistole semiautomatiche, alcune con matricola abrasa, due revolver, un fucile a canne mozze, munizioni di vario calibro (9x21, 38 special e calibro 12), silenziatori, targhe di auto, cappucci, passamontagna, guanti, telefoni cellulari, strumenti per la modifica delle armi. Giannattasio, incensurato e difeso dall'avvocato Luigi Danucci, è accusato di omicidio volontario aggravato in concorso, detenzione illegale di armi e munizioni. Al momento dell'arresto si sarebbe difeso dicendo di non aver ucciso lui Legrottaglie ma che i colpi sono stati esplosi solo da Mastropietro, tanto da chiedere di essere sottoposto alla prova stub.

L'uomo è stato interrogato dal gip Francesco Maccagnano della Procura di Taranto solo in merito alla detenzione delle armi, mentre dovrà essere ascoltato dalla Procura di Brindisi che indaga sulla morte del brigadiere. Al termine dell'udienza il pm ha chiesto la convalida del fermo.

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