Si decide oggi. Anche se ormai la direzione presa dalla Regione Lombardia pare sia sempre più quella di far ripartire già da lunedì tutte le attività che rispettano i requisiti di sicurezza fissati dal governo. Riaprire bar e ristoranti, quindi, ma anche estetisti e parrucchieri perché, come ha detto ieri il vice presidente della Regione Lombardia, Fabrizio Sala: «Non vogliamo morire di Covid ma non possiamo neanche morire di fame...». Da Roma stanno arrivando le linee guida che dovranno essere osservate per la riapertura a cominciare dalla misurazione obbligatoria della temperatura e, dopo aver intrecciato regole e ultimi dati epidemiologici, il Pirellone deciderà cosa fare. Ma i dubbi restano e si decide oggi perché qui, più che altrove, sono ancora aperte le ferite lasciate dallo tsunami di un virus che ha prima travolto e poi fermato tutto. E perché il governatore Attilio Fontana vuole più certezze possibili per evitare il rischio di scatti in avanti ma, peggio ancora, di disastrose retromarce. Si aspetta un accordo sindacale nazionale che consenta di pianificare orari di apertura diversi tra le varie attività; un resoconto sanitario che faccia il punto sui contagi a partire dal 4 maggio, giorno nel quale è partita la Fase 2 e si aspettano le disposizioni pratiche dell'Inail che stabiliscano le regole di sicurezza da osservare nei luoghi di lavoro.
«Dal 18 maggio i negozi riapriranno per scelta del governo- ha detto nei giorni scorsi il governatore- noi incroceremo le linee guida con i dati epidemiologici e avremo la possibilità a livello territoriale di fare valutazioni. È ovvio che il nostro interesse sarà prima di tutto di valutare le condizioni e i numeri dell'epidemia. Se vanno come nelle ultime due settimane con un contagio in continua discesa credo che si potrà pensare di riaprire». Vietato sbagliare quindi anche se i dati fortunatamente continuano a migliorare: ieri i contagiati sono stati 394 su più di 11mila tamponi e i ricoverati sono sempre meno tant'è che tra pochi giorni potrebbero scendere sotto quota 5mila. Numeri incoraggianti che sembrano quasi a suggerire la decisione di riaprire tutto da subito come avverrà nella maggior parte d'Italia da lunedì. Ma le polemiche non mancano. E a soffiare sul fuoco è ancora una volta il sindaco di Milano Giuseppe Sala che in questi mesi di emergenza si è trovato spesso a rincorrere il Pirellone: «Il mio collega, il governatore Attilio Fontana, in merito alle riaperture del 18 maggio ha detto che riaprirà sulla base dei dati epidemiologici - spiega il sindaco- Ma a lui chiedo quali sono questi dati? Poi chiedo a lui e al ministro della Salute Speranza di fare chiarezza su cosa esattamente pensano dei test sierologici: com'è pensabile che, se un cittadino italiano è lombardo o veneto, ha un trattamento rispetto ai test diverso? Regione Lombardia ha affermato che c'è un' apertura affinché i privati facciano i test, dicendo però che se li pagano loro, 63 euro ciascuno, e che se ne prendono la responsabilità. Questo è un po' bizzarro pensando alle parole dello stesso assessore Gallera che pochi giorni fa diceva invitato tutti a non farli ritenendoli inutili».
Immediata è arrivata anche la replica dell'Assessore al Welfare lombardo: «La posizione di Regione Lombardia recepisce le indicazioni della scienza, sia degli organismi europei sia dell'Istituto superiore di sanità sia del ministero della sanità - risponde Gallera al sindaco - Mi dispiace che una persona in prima linea e così attenta non legga gli atti fondamentali del ministero della Salute, ma poi te lo farò avere. Il mio numero telefonico invece lo hai da tanti anni, potevi chiamarmi direttamente. Indulgi in polemiche e domande retoriche alla Regione, forse perché hai poco da dire di quello che stai facendo per i milanesi...».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.