Arte

Ma l'opera è più viva con il fuoco

Non solo "La Venere degli stracci" di Michelangelo Pistoletto non è un'opera unica ma è, sostanzialmente, un multiplo ed è naturalmente riproducibile, così come non è originale, ma una tarda riproduzione

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Non solo «La Venere degli stracci» di Michelangelo Pistoletto non è un'opera unica ma è, sostanzialmente, un multiplo ed è naturalmente riproducibile, così come non è originale, ma una tarda riproduzione, il capolavoro dell'avanguardia dadaista, il celebre orinatoio di Marcel Duchamp. Un'opera concettuale, un'idea. Tecnicamente è una installazione del 1967 e come ogni buona idea non ha tempo, non può neppure essere distrutta: si può ripetere. Nella fattispecie quella bruciata a Napoli in piazza Municipio è un forzato ingrandimento rispetto alle dimensioni originali dell'opera, 30x40x45 cm. Certamente Pistoletto non ci ha messo le mani, non è forse neppure venuto a vederla, e impreca contro un mondo che lui stesso ha contributo a generare, provocazione dopo provocazione, fino alla distruzione. Ne è consapevole il sindaco di Napoli, che ha dichiarato con tranquillità: «La rifaremo». E lo stesso artista è sembrato più rassegnato che turbato: «L'evento riflette il nostro tempo». Lo consola Alessandro Preziosi, che invita i napoletani a portare per solidarietà i loro Jeans usati nel luogo del falò.

Preziosi non sa quello che dice. Quell'opera era una riproduzione fuori scala, e vale come i jeans usati che Preziosi esorta a deporre come reliquie. Il fuoco l'ha resa unica e memorabile. Sono certo che, essendo riproducibile, come era riprodotta, Pistoletto, in cuor suo, si sarà esaltato nel vederla bruciare e quindi vivere. La Venere non è più degli stracci, ma del fuoco. Bruciata come una strega. Come la Ndocciata di Agnone. O le «Farchie» di Sant'Antonio di Fara Filiorum Petri. Chi ha avuto la fortuna di assistere a questa spettacolare quanto suggestiva processione di fiamme e scintille, racconta di una lunga, interminabile emozione poco descrivibile se non vissuta dal vivo. Vivo il fuoco, morta la Venere.

Fuochi di Venere. Poteva Napoli farseli mancare? «La rifaremo».

Lo rifaranno.

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