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L'opposizione soffia sul fuoco ma il piano è stato smascherato. "Attenti o ci scapperà il morto"

Dopo lo scoop del Giornale sulla strategia della Fiom, il Viminale evita il peggio. "Infiltrati no Tav"

L'opposizione soffia sul fuoco ma il piano è stato smascherato. "Attenti o ci scapperà il morto"
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La legittima battaglia dell'ex Ilva di Genova doveva essere il banco di prova per l'autunno caldo, lo scenario perfetto per disarcionare l'esecutivo mettendo contro poliziotti e operai e gridare alla "deriva reazionaria che a Genova si è vissuta solo ai tempi del G8 del 2001", come farà la Fiom Cgil a fine manifestazione.

Di buon mattino Il Giornale ha rivelato la strategia della Fiom rivelata dalle dichiarazioni farneticanti di uno dei suoi leader storici, l'ex Lotta Continua Francesco Grondona: "Ci facciamo picchiare dai poliziotti per finire sui giornali e poi sono affari del governo". "Evocare violenza o immaginare strategie per creare tensioni e gettare discredito sul governo non è solo irresponsabile - tuona il deputato ligure Maria Grazia Frija di Fdi - è un gesto vile che tradisce i lavoratori che si dichiara di voler difendere".

Gli operai chiedono di rivedere il piano di ridimensionamento della grande azienda siderurgica: al grido di "lavoro, lavoro" e "ora arrestateci tutti" scandito dal loro leader Armando Palombo si sono recati verso la Prefettura. "Gravissimi gli insulti sessisti contro Giorgia Meloni, i sindacati prendano le distanze", chiede invano il capogruppo Fdi alla Camera Galeazzo Bignami, con il ministro Matteo Piantedosi al Viminale e Palazzo Chigi hanno seguito l'evolversi della manifestazione, aggiornati secondo per secondo. Quando la delegazione ha iniziato a picchiare i caschi contro i blindati è partito il segnale: una gragnuola di uova, sassi, bottiglie e pezzi di ferro e copertoni dati alle fiamme. Davanti alla Prefettura blindata, il primo cordone di operai è riuscito a strappare gli alari della polizia con dei cavi d'acciaio presi da un vicino cantiere legati a quattro ruspe della fabbrica. La situazione era sul punto di precipitare. "Nonostante la tensione gli agenti sono riusciti ad evitare scontri fisici e hanno difeso con sacrificio il legittimo diritto a manifestare", racconta Filippo Nurra, segretario provinciale del Siulp Genova. È bastata una selva di lacrimogeni a riportare l'ordine, seguito da un innocuo blitz di 500 operai che ha paralizzato il traffico a Genova Brignole.

In Parlamento si lavora per scongiurare il peggio, nel centrodestra ci si interroga sul futuro di Taranto, da cui dipende Genova. Il ministro Adolfo Urso smentisce l'ipotesi della chiusura dell'impianto ligure ("È esattamente il contrario"), ma serve ridare ossigeno alla linea di zincatura dello stabilimento, almeno fino a marzo, con la ripartenza del secondo altoforno in Puglia.

Il centrodestra cerca di evitare polemiche, Pd e Cinque stelle provano a sostenere la narrazione evocata dalla Fiom: "I lacrimogeni lanciati dalla polizia sui lavoratori sono la prova provata dell'ignavia del governo", ma il bluff è ormai scoperto. "E prima o poi ci scapperà il morto", mormora uno dei sindacalisti contattati dal Giornale per capire gli umori degli agenti impegnati negli scontri. "Ci sono disordini pianificati a tavolino, c'è gente con lesioni gravi, invalidanti. Chiodi nei testicoli, schegge nei polpacci". Agli agenti impegnati nelle riprese delle proteste, che sono stati accerchiati proprio quando il corteo si è avvicinato pericolosamente alla Prefettura, non sono sfuggiti alcuni dettagli importantissimi. "Alcuni militanti della Fiom avevano già un passamontagna per non farsi identificare, hanno provato a impedirci di girare le immagini", è il racconto che un agente ha riportato al sui rappresentante sindacale. "Ci sono sicuramente degli infiltrati", è il ragionamento di un delegato contattato dal Giornale che preferisce rimanere anonimo per non compromettere le indagini sui disordini. Non dentro la Fiom, mai il sindacato avrebbe tollerato estranei con addosso le loro felpe, ma secondo le prime ricostruzioni alcuni sarebbero legati a centri sociali, antagonismo No Tav e circoli anarchici.

"Il gioco sporco della politica si avvale dei mercenari della violenza per arrecare danni a cose e a persone, compromettendo in maniera indelebile la pacifica convivenza, ma noi non sono carne da macello né bersagli mediatici né scudi umani", dice Antonio Porto del sindacato Osa.

"È un clima che ricorda maledettamente la fine degli anni Sessanta che prepararono al terrorismo", ricorda un dirigente che ha assistito agli scontri di Genova, Bologna e prima ancora di Udine e Torino. C'è "una violenza mai vista prima, nella storia dell'ordine pubblico - avverte il leader Coisp Domenico Pianese - è il segno di una escalation inquietante". La politica è avvertita.

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