Governo

L'orgoglio responsabile di Giorgia. Replica a muso duro a tutte le critiche

I giornalisti la prendono d'assalto senza la deferenza che usavano per Draghi. Ma la leader Fdi, combattente nata, non si lascia intimidire

L'orgoglio responsabile di Giorgia. Replica a muso duro a tutte le critiche

Ormai non è difficile capire l'aria che tira nei confronti del governo Meloni. Purtroppo, una buona parte sia di giornalisti che di politici ha deciso di procedere in modo aggressivo vittimistico benché spesso balbettante. Giorgia Meloni da parte sua è talmente addestrata a vivere con giornalisti da averci preso un po' troppa confidenza, sia detto senza ostilità. Ma ha detto, con mezze frasi allusive, che la stampa si comportavano in tutt'altro modo quando si trattava di Mario Draghi ed ha perso l'aplomb scendendo per strada rinunciando al tono freddo e istituzionale. Si dirà che questo è anche il suo bello perché ha un carattere adatto alla battaglia ma forse incoraggiare la battaglia non fa bene al governo.

La sua manovra detto - è limitata perché sono scarse le risorse e gravissimi sono i problemi, a partire dalle bollette e dalla approvvigionamento energetico: trentacinque miliardi spesi all'ottanta per cento per far fronte a una situazione dovuta alle conseguenze di una guerra carica di conseguenze negative. Non è affatto, e lo ha ripetuto, una manovra che premi i ricchi ma che comunque richiede coraggio perché contiene l'annuncio della demolizione della legge sul reddito di cittadinanza del primo governo Conte.

Questa conferma di una decisione già presa ha provocato reazioni al limite dell'eversione da parte del leader dai 5 Stelle il quale sa che gran parte del suo successo e del suo partito dipende una legge sbagliata che consente di erogare alla popolazione attiva in grado di lavorare un reddito cui si aggiungono soltanto lavori in nero che eludono le tasse. È stato coraggioso averlo, ma certamente assisteremo a una serie di manifestazioni a freddo incoraggiate dal partito democratico nella sua ultima versione populista in attesa di un cambio di segreteria e di una invenzione di linea politica che per ora non c'è.

Giorgia Meloni si è trovata quasi subito di fronte a un parco giornalistico ostile accusata di aver parlato troppo per illustrare i cardini della manovra e di voler così sottrarre tempo al dibattito punto come se una conferenza stampa fosse un dibattito e non una serie di domande e di risposte ciascuno nel proprio ruolo. Questo ha fatto una certa impressione perché se il buongiorno si vede dal mattino appare chiara una strategia della tensione nei confronti del governo in modo da creare o simulare malessere persino dove ancora non c'è e un clima di antagonismo sociale di cui non si vede traccia se non nelle dichiarazioni dell'opposizione.

Giorgia Meloni ha introdotto comunque un elemento di spontaneità se del tutto familiare per il suo modo di combattere in politica e può darsi che questa sia e resti la sua cifra, ma certamente la conferenza stampa di ieri sulla manovra ha delineato quali sono le caratteristiche della contromanovra che viene già menato nei suoi confronti e che consiste in un tentativo di delegittimazione già iniziato durante la conferenza in Indonesia quando le fu rimproverato in maniera ridicola è assolutamente stupida di avrei portato con sé la propria figlia, e anche in quel caso la presidente del consiglio ha scelto di dare battaglia annunciando in un comunicato che lei e lei soltanto può prendere decisioni sulla educazione della propria prole. Verrebbe da dire, giustissimo: ma totalmente inutile perché il capo del governo non dovrebbe mettere in discussione le proprie scelte private anche quando si tratta di portare con sé chiunque si voglia per un appuntamento internazionale.

Ieri è stato l'inizio di un cattivo dialogo per una mancanza di buone intenzioni da parte di molti giornalisti che certamente non agiscono per imporsi caratteriali ma perché rispondono ad altrettante linee politiche che non dovrebbero far parte del bagaglio dei cronisti politici.

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