La loro seconda vita donata dal Pd

Rigenerati, come accade con un tablet o uno smartphone di seconda mano, con lo stesso nome ma altra identità

La loro seconda vita donata dal Pd

Rigenerati, come accade con un tablet o uno smartphone di seconda mano, con lo stesso nome ma altra identità. È quello che sta accadendo ai grillini, una seconda vita inattesa, con un capo poco carismatico ma abile nel tenersi a galla, navigatore di acqua chete, che trova nel meridione il consenso che la sinistra sorboniana ha smarrito. Giuseppe Conte in questa campagna elettorale non si è complicato la vita. Ha puntato tutto su tre parole: reddito di cittadinanza. È la bandiera dei Cinque Stelle ma lui l'ha resa essenziale, senza vaffa e rivoluzioni di piazza, senza scamiciati alla Di Battista e soprattutto senza Beppe Grillo. È la risposta rassicurante alle paure di un Sud che non vuole scommettere su se stesso, ma chiede solo di tirare a campare, spesso per necessità, ma tante altre volte per mestiere di vivere, per filosofia, per rassegnazione. Il reddito di cittadinanza è uno strumento di welfare applicato solo per metà. Non funzionano le politiche attive, la formazione, la possibilità di rientrare nel mondo del lavoro. È rimasta l'assistenza, fine a se stessa, quella di uno Stato che dà e prende e dove alla fine i conti non tornano. I Cinque Stelle di Conte incarnano questa offerta politica e dal punto di vista elettorale sta lì a guardare negli occhi il Pd. In pochi ci avrebbero scommesso, quando Conte ha rotto il «campo largo» sembrava destinato alla deriva. Invece si è limitato a gettare in mare quello che secondo lui era ormai inutile tenere a bordo: via l'erede di Casaleggio, via Rousseau, via chi gli faceva ombra, via la voce dell'Illuminato. È così che questo avvocato spuntato quasi dal nulla per fare il notaio tra Di Maio e Salvini si è ritagliato uno spazio politico. È lui i Cinque Stelle, gli altri frammenti hanno il peso e il consenso di Luigino Di Maio e tende verso lo zero. Come è riuscito Conte a trovare un ruolo? Il paradosso è che deve ringraziare il Pd e i suoi ultimi segretari. Zingaretti prima e Letta dopo lo hanno legittimato, lo hanno difeso e sostenuto, si sono battuti per lui, fino a considerarlo una risorsa per la sinistra. Non sono stati in grado di frenarlo quando era chiaro che stava diventando il concorrente del Pd. Conte ha avuto gioco facile a proporsi come la sinistra che parla all'elettorato di sinistra non metropolitano.

È stato il Pd a rigenerarlo. È l'uomo del Mezzogiorno e con i suoi voti ha tracciato il confine di una secessione politica e sociale. Il Sud e il Nord non sono mai stati cosi distanti nelle prospettive e nelle scelte. Conte ha spezzato l'Italia.

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