Guerra in Ucraina

L'orrore resta impunito. Il no della Germania allo stop delle forniture

Berlino non sanziona la strage di Bucha e mette sotto tutela la filiale di Gazprom

L'orrore resta impunito. Il no della Germania allo stop delle forniture

Nein. Non si può fare. «Non è possibile» per il momento interrompere l'import di gas dalla Russia. Dopo gli orrori di Bucha e le aperture della ministra della Difesa tedesca Christine Lambrecht a un embargo sul gas russo, a mettere il freno sull'opzione che toglierebbe a Mosca 1 miliardo di euro al giorno, sono arrivate ieri Germania e Austria. Lo ha spiegato il ministro delle Finanze tedesco, Christian Lindner: «Vogliamo diventare il prima possibile indipendenti dall'energia russa. Sosterremo ulteriori sanzioni, ma al momento non è possibile tagliare le forniture di gas». Troppo presto per Berlino: «Abbiamo bisogno di tempo, al momento dobbiamo distinguere tra petrolio, carbone e gas». Un «no» a cui si unisce Vienna: «Le sanzioni colpirebbero le persone sbagliate. Preferiamo altre opzioni».

Manca dunque l'unanimità necessaria all'Unione europea per prendere la drastica decisione dello stop al gas russo, anche se il governo tedesco promette di essere al lavoro per arrivare «quasi a un embargo de facto, grazie al risparmio e alla diversificazione» e annuncia che assumerà il controllo temporaneo di Gazprom Germania «per proteggere la sicurezza pubblica e mantenere la certezza dell'approvvigionamento». Delle implicazioni del conflitto per l'economia europea si è discusso ieri e si continuerà a parlare oggi in Lussemburgo, in seno all'Eurogruppo e all'Ecofin. Ma l'attesa è per l'annuncio di domani, quando sul tavolo del Coreper, il Comitato dei rappresentanti permanenti dei governi degli Stati membri, approderà il nuovo pacchetto di sanzioni contro Mosca, su cui sta lavorando la Commissione. La prospettiva è che si arrivi piuttosto all'embargo di petrolio e carbone dalla Russia, oltre che al blocco delle navi dai porti europei, secondo anticipazioni del Financial Times. Se lo augura Emmanuel Macron, «per dissuadere Mosca», mentre Parigi e Berlino espellono decine di diplomatici russi. Per il vice presidente della Commissione, Valdis Dombrovskis, «come Ue dobbiamo fare di più per fermare questa guerra. Nulla è fuori discussione».

A chiedere l'embargo totale su gas, petrolio e carbone, insieme alla «chiusura dei porti europei alle navi e ai beni russi, la piena disconnessione delle banche russe da Swift e l'invio di più armi all'Ucraina» sono oltre 200 eurodeputati, che hanno firmato una lettera alla Commissione, su iniziativa dell'ex premier belga Guy Verhofstadt, capogruppo dei Liberali. Tra loro ci sono membri del Ppe, Socialdemocratici, Verdi, ma al momento nessun italiano. Luigi Di Maio spiega che il nostro Paese farà la sua parte, se serve: «L'Italia non si tirerà indietro» su un eventuale stop al gas russo. Ma i tempi non sembrano maturi. A causa dell'ondata di freddo, Gazprom ha raggiunto il picco di 108,4 milioni di metri cubi diretti in Europa lunedì. Se ne lamenta la ministra degli Esteri inglese Liz Truss: «Dall'Occidente scorre ancora denaro nella macchina da guerra di Putin.

Va fermato a Bruxelles».

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