Guerra in Ucraina

L'analista Caracciolo: "Non ho ancora capito cosa vuole l'Ucraina"

Il direttore di Limes chiede più dialogo per risolvere la guerra in Ucraina e dice di aver compreso solo ciò che, al tavolo dei negoziati, chiedono i russi. Ma cosa vuole Zelensky l'ha detto fino allo sfinimento

L'analista Caracciolo: "Non ho ancora capito cosa vuole l'Ucraina"

Invoca più diplomazia, Lucio Caracciolo, per cercare di fare passi avanti nella guerra in Ucraina. E lo fa utilizzando un approccio per niente diplomatico, quasi rimproverando il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ospite di Lilli Gruber a Otto e mezzo, su La7, nella puntata del 26 aprile il direttore di Limes ha detto: "Sarebbe ora di cominciare a parlare di più di negoziato: sappiamo cosa vogliono i russi, ma cosa vuole l'Ucraina? Io ancora non l'ho capito bene". Be', allora, al di là del fatto che su cosa vogliano davvero i russi le speculazioni si sprecano da settimane e la reale intenzione di Vladimir Putin la conosce solo Vladimir Putin, ma in realtà l'unica cosa certa è proprio ciò che vuole l'Ucraina: vuole sopravvivere e per farlo vuole combattere fino alla fine per respingere l'invasione del proprio territorio, dovrebbe averlo capito bene persino un sordo ormai, figuriamoci un esperto di geopolitica come lui.

È chiaro che il riferimento di Caracciolo sia legato alla realpolitik e al fatto che dal suo punto di vista alcune delle rivendicazioni ucraine non possano, al momento, essere soddisfatte. Come, forse, dietro alla frase di Caracciolo si possa celare qualche riferimento al rischio di "guerra per procura" da parte della Nato di cui iniziano a parlare sempre più analisti. Infatti aggiunge: "Vogliono indietro tutto quello che hanno preso? Allora però dovrebbero chiedere alla Nato di intervenire ma la Nato non vuole intervenire. Forse riusciamo dopo la presa completa di Mariupol arriviamo finalmente al negoziato", quasi augurandosi che l'offensiva russa nell'acciaieria Azovstal (da giorni l'ultima roccaforte ucraina rimasta nella città portuale) si possa concludere prima possibile.

Ma comunque, la speranza è che lo spezzone di Otto e mezzo nel bunker di Zelensky non arrivi, visto che il leader di Kiev ha ripetuto lo stesso messaggio praticamente a reti unificate, per due mesi, chiedendo udienza ovunque, nelle piazze, nei palazzi del potere, nei parlamenti di decine di nazioni. Il suo approccio da advisor politico se vogliamo senza precedenti nella storia visto che all'attenzione globale, fisiologica, sul tema si è abbinato il potere dell'uso delle nuove tecnologie e dei social, è sempre stato chiarissimo: armi, sanzioni, nessun centimetro di terreno ceduto ai russi. Ora, se qualcuno gli dicesse che gli esperti italiani non hanno ancora ricevuto il messaggio, potrebbe quasi pensare che sia ormai necessario dirlo cantando.

L'unico modo che ancora non ha utilizzato.

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