"L'Ue dorme, l'Italia si difenda da sola. Ora serve il nuovo decreto sicurezza"

Il sottosegretario al Viminale: "Con Salvini la linea dura ha funzionato"

Nicola Molteni
Nicola Molteni
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«Chiariamo subito una cosa: la Lega non è la spina del fianco del governo, che ha il grande merito di avere cambiato l'agenda della Ue sull'immigrazione facendola passare dalla logica della ridistribuzione dei migranti a quella degli accordi con i paesi di partenza». L'inizio della frase preannuncia un «ma» che Nicola Molteni, fedelissimo di Salvini e suo uomo al Viminale (è sottosegretario del ministro dell'Interno Matteo Piantedosi) è pronto a spiegare.

Onorevole, ma...?

«Ma l'azione diplomatica, che ripeto è la strada giusta per arrivare a fermare le partenze e quindi a impedire le morti in mare, deve essere supportata dall'Europa. In Ue invece c'è in atto un boicottaggio degli accordi con la Tunisia, addirittura la sinistra propone di dichiararlo un paese non sicuro, cosa che impedirebbe del tutto i rimpatri. Ecco, se non c'è una risposta europea, allora l'Italia deve difendersi da sola».

Difendere i propri confini, anche con la Marina militare, come dice il vicepremier Salvini.

«Se in un solo giorno arrivano 128 barchini con a bordo 5400 persone, tutte dalla stessa località (in Tunisia, ndr), io lo considero un atto di aggressione. E se l'Europa dorme, ogni stato ha diritto a mettere in campo tutti gli strumenti per difendersi dall'aggressione. Come fa la Francia che ha sospeso unilateralmente Schengen e ha ripristinato i controlli alle frontiere, come fa la Grecia che mette in campo una politica durissima di respingimento dei migranti, come fa la Spagna con le sue forze di polizia in accordo con il Marocco».

E l'Italia cosa deve fare?

«Quello che prevede il nuovo decreto sicurezza, a cui al Viminale, con il ministro Piantedosi, stiamo lavorando da mesi. Accelerare i rimpatri, potenziare i Cpr, rendere rapide le espulsioni dei migranti pericolosi, tutelare i minori veri ma non quelli finti, rafforzare gli organici delle forze dell'ordine, allungare il periodo di trattenimento dei centri di prima accoglienza».

Sono alcune delle misure straordinarie che ha appena annunciato la Meloni.

«Siamo contenti che si vada nella direzione che la Lega ha sempre chiesto. Nei decreti sicurezza di Salvini il periodo nei Cpr era stato alzato a 6 mesi, poi con il ministro Lamorgese era stato dimezzato. Aumentarlo a 18 mesi è anche un messaggio dissuasivo e di deterrenza verso chi vuole partire, siamo assolutamente d'accordo con la Meloni».

Il premier parla anche di una missione navale europea.

«Sì, attenzione però, deve essere una missione di contrasto all'immigrazione clandestina, non solo di soccorso, altrimenti si rischia che abbia l'effetto opposto, quello di incentivare le partenze. E poi il principio deve essere che ogni paese che schiera le sue navi poi si faccia carico dei migranti. Nel 2008 con il governo Berlusconi e Maroni ministro, si fece un pattugliamento congiunto con le navi libiche che fermò gli sbarchi. Quello è il modello da prendere».

Dalla Lega sono arrivate delle critiche anche dure sulla gestione dell'immigrazione.

«Il governo ha dovuto fronteggiare una situazione drammatica, con la crisi sociale in Tunisia, l'instabilità politica nel Sahel, una congiuntura internazionale molto complicata. Meloni e Piantedosi hanno fatto un lavoro importantissimo, la strada degli accordi internazionali è quella giusta. Ma la storia insegna che con una normativa nazionale rigida e severa di controllo alle frontiere si può controllare l'immigrazione clandestina».

Sta parlando della stagione di Salvini al Viminale, molto rimpianta dai leghisti.

«Quando Salvini lasciò il ministero, il 5 settembre 2019, gli sbarchi erano stati solo 5400, in tutto l'anno. Quello che ha fatto rimarrà nella storia. Ma è un patrimonio di conoscenze che mettiamo a disposizione del governo, per dare un contributo, non per rimpiangerlo».

Oggi a Lampedusa c'è la presidente della commissione Ue, a Pontida Marine Le Pen.

«Ma il messaggio è lo stesso: bisogna tornare a difendere i confini dell'Europa in maniera

seria, e questo vale anche per la rotta balcanica. La visita della von der Leyen a Lampedusa è l'occasione per far capire che l'isola non è il confine estremo dell'Italia, ma dell'Europa, e difenderla è interesse di tutti».

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