L'Ue: piano di pace per Kiev (e via libera al volo di Putin)

I leader europei temono l'isolamento: "Ora accordo transatlantico". Ok al corridoio per lo Zar. Budapest gongola: "Solo noi vogliamo negoziare"

L'Ue: piano di pace per Kiev (e via libera al volo di Putin)
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La triangolazione Washington-Mosca-Budapest mette insieme la speranza di una pace difficile ma possibile, il caos logistico-morale che accompagna il non ancora programmabile viaggio di Putin in Ungheria, la paura dell'ennesimo bluff dello Zar e l'ansia dell'Europa di ritrovarsi con il cerino in mano ad un eventuale tavolo delle trattative. Quanto di più complesso possa esserci, sintomatico di un percorso ad ostacoli per fermare la guerra in Ucraina dopo quasi quattro anni.

A cominciare dalla stessa presenza di Putin a Budapest. Sul presidente russo pesa un mandato di arresto da parte della Corte Penale internazionale per crimini di guerra. In linea teorica, nel momento in cui Putin mettesse piede su suolo europeo, dovrebbe essere arrestato. E poco conta se l'Ungheria ha disconosciuto la Cpi: fino a revoca ufficiale, per ora è tenuta, sempre teoricamente, a rispettarne le decisioni e le sentenze. Inoltre, sulla base delle sanzioni comminate alla Russia, un velivolo russo non può sorvolare l'Unione Europea. Ma tutto può essere superato. "I Paesi membri possono concedere deroghe individuali alla chiusura dello spazio aereo europeo, i governi nazionali possono autorizzare tali eccezioni", spiega un portavoce della Ue. Un modo si trova. Anche perché l'Ungheria ha fatto ampiamente capire che non gliene importa nulla di quanto dicono gli altri Paesi o la corte penale. "In tutto il mondo molti si chiedono e speculano sul motivo per cui l'Ungheria sia stata scelta come sede dell'incontro tra i presidenti americano e russo. La risposta è semplice: siamo gli unici rimasti in Europa a percorrere ancora la via della pace. Bruxelles potrà anche essersi isolata, ma noi continuiamo a negoziare", ha detto il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs. Il tutto dopo Che Viktor Orbán aveva rivendicato di essere l'unico leader a voler la pace in Europa. Quando invece è chiara la sua vicinanza a Mosca, dimostrata a più riprese nel mettersi di traverso quanto più possibile sua per l'invio di armi a Kiev che per le sanzioni alla Russia. Ma un punto, anche nella dialettica ungherese, è chiaro. Se l'Ungheria scavalca l'Europa e organizza un negoziato in casa sua con il benestare degli Stati Uniti, ecco che l'Ue rischia di essere ridotta al ruolo di comparsa.

Non è un caso che tutti nel Vecchio Continente stiano fremendo alla ricerca di una posizione che al tempo stesso possa essere utile alla pace e lontana da un potenziale grosso imbarazzo. Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa e la presidente della Commissione Ursula von der Leyen, hanno preso parte alla telefonata con Zelensky e i leader europei dopo il summit con Trump di venerdì. "Il nostro obiettivo comune resta quello di garantire una pace giusta e duratura per l'Ucraina. Il sostegno militare, finanziario e diplomatico, insieme alle garanzie di sicurezza, è essenziale per raggiungerlo", ha detto Costa, rimandando al vertice dei leader europei in programma il prossimo 23 ottobre.

Ma il fermento è evidente e lo si nota anche dal rinnovato attivismo di diversi leader. Il premier britannico Keir Starmer, ribadendo il suo sostegno incrollabile all'Ucraina, ha proposto di elaborare un piano di pace congiunto Usa-Europa. Secondo Axios, la proposta sarebbe stata presentata direttamente a Zelensky e sarebbe da elaborare sulla falsariga di quella in venti punti presentata da Trump per il Medioriente, di concerto con i governi di Italia, Germania, Francia, Finlandia, Norvegia, Polonia e le istituzioni europee. Una strada utile per rivendicare il proprio ruolo ma anche, e forse soprattutto, non essere tagliati fuori dai tavoli che contano. Anche perché è evidente che il "pericolo russo", interessa di fatto molto più dalle parti di Bruxelles che da quelle di Washington. "Ora l'Ucraina ha bisogno di un piano di pace", ha ribadito non a caso anche il Cancelliere tedesco Friedrich Merz dopo la telefonata di gruppo, parlando di una "cooperazione transatlantica" che possa portare a "una pace giusta e duratura" e richiamando "la Russia a impegnarsi in negoziati seri".

Un salvacondotto per Putin da una parte, una linea comune dall'altra.

L'obiettivo più alto è la pace in Ucraina ma non può non passare da quelli che saranno gli equilibri geopolitici post-bellici. Trump vuole mettere il suo timbro decisivo, l'Europa non vuole fare da spettatore mentre la ribelle l'Ungheria gongola. Quanto di più difficile. Ma, in fondo, non impossibile.

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