L'Ue prepara un miliardo per Zelensky. Ma Bruxelles chiede prima le riforme

Von der Leyen: "Kiev vari una legge anti-oligarchi". Il presidente: "No a attese di anni". Bufera sull'ambasciatore ucraino per la frasi su Bandera

L'Ue prepara un miliardo per Zelensky. Ma Bruxelles chiede prima le riforme

L'Ucraina in piedi in Europa assomiglia a quei feriti che arrivano in pronto soccorso convinti di essere soccorsi in tempo zero e scoprono invece di dover compilare formulari e scartoffie prima di aver salva la vita. Bruxelles è lì, pronta ad accogliere il Paese più reietto del continente, ma non vuole derogare a tutti i propri princìpi in termini di regolamenti e standard. Qui o si fa l'Europa o si muore.

Ieri è andato in scena un altro episodio di questa commedia degli equivoci. La commissaria Ue Ursula von der Leyen si è videocollegata con il parlamento ucraino per celebrare la concessione dello status di eurocandidato a Kiev, ma il suo discorso non è stato tutto rose e fiori per Volodymyr Zelensky e il suo popolo in ambasce. Tra le righe del discorso della «premier» europea infatti si leggono alcune condizioni non proprio secondarie per fare dell'Ucraina il ventottesimo paese dell'Ue.

Certo, il discorso è iniziato con grandi proclami festosi: «L'Ucraina ha ora una chiara prospettiva europea - ha scandito la von der Leyen - e si è candidata all'Unione Europea. Una cosa che sembrava quasi inimmaginabile solo cinque mesi fa. Quindi oggi è innanzitutto un momento per celebrare questa pietra miliare storica». Poi sì, «di strada da percorrere ce n'è» ma Bruxelles «sarà al vostro fianco ogni passo del cammino, fino al momento che attraverserete la porta che conduce nella nostra Unione europea». Quindi il tono cambia. Von der Leyen propone un do ut des: risorse in cambio di riforme. «Lunedì prossimo, insieme al presidente Zelensky e al primo ministro Shmyhal, parteciperò alla conferenza di Lugano per la ricostruzione dell'Ucraina. Il vostro percorso europeo e la ricostruzione del Paese andranno di pari passo. Dovranno essere effettuati ingenti investimenti». I primi ammontano a «un miliardo di euro per l'Ucraina. La prima parte del pacchetto di assistenza macrofinanziaria annunciato a maggio. Contribuirà a soddisfare le esigenze urgenti del Paese. L'Ue continuerà a fornire aiuti all'Ucraina e a sostenere la sua ricostruzione a lungo termine». Ma per meritare questi soldi (e massimizzarne l'effetto) la von der Leyen chiede «una nuova ondata di riforme». Ad esempio, vanno nominati al più presto «il nuovo capo dell'Ufficio del Procuratore anticorruzione e il nuovo direttore dell'Ufficio nazionale anticorruzione». E soprattutto serve limitare il peso degli oligarchi che hanno un'«eccessiva influenza sull'economia. Oggi l'Ucraina è l'unico Paese del partenariato orientale europeo ad aver adottato una legge per spezzare la presa degli oligarchi sulla vita economica e politica. E di questo mi congratulo con voi. Ora questa legge va implementata».

Le condizioni poste da Bruxelles non piacciono però a Volodymyr Zelensky, che avverte: «Abbiamo presentato la candidatura per 115 giorni. Il nostro percorso verso l'adesione non deve richiedere anni o decenni. Dobbiamo superare questo percorso rapidamente. Rendere perfetta la nostra parte di lavoro. Per consentire ai nostri amici dell'Unione Europea di prendere un'altra decisione storica per noi, altrettanto rapidamente e in modo consolidato».

E mentre voci di corridoio registrate da Bloomberg segnalano che l'Ue starebbe lavorando a nuove sanzioni che prenderebbero di mira l'oro russo, seconda voce dell'export di Mosca, si apre il caso dell'ambasciatore ucraino a Berlino, Andrij Melnyk che, riferendosi al capo dei nazionalisti ucraini Stepan Bandera durante l'occupazione nazista, ha detto che «Bandera non è stato uno sterminatore di massa di ebrei e polacchi, su questo

non ci sono prove». Il ministero degli Esteri ucraino ha preso le distanze precisando che «quella dell'ambasciatore Melnyk è la sua personale opinione e non corrisponde alla posizione del ministero degli esteri ucraino».

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