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L'Ue prova a fare quadrato su Kiev. E Merz "invita" Trump a Berlino

Ieri la videocall dei 35 leader dei Volenterosi. Collegata anche Meloni che lunedì è attesa al vertice in Germania e ribadisce: "Necessario convergere con gli Usa"

L'Ue prova a fare quadrato su Kiev. E Merz "invita" Trump a Berlino
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Quella dell'Ucraina è ormai una partita che si svolge su diversi piani, con l'Europa che sta provando in tutti i modi a proporre un contraltare negoziale a un Donald Trump che - portato a casa l'accordo sulle terre rare e dunque la certezza di una presenza statunitense strutturata in Ucraina per i decenni a venire - è ormai interessato solo a chiudere velocemente il conflitto. Senza troppo curarsi né delle ragioni in campo, né degli interessi dell'Europa. "Entro Natale", per essere precisi. Scadenza che nelle ultime 48 ore hanno attribuito alla Casa Bianca diversi media statunitensi e che ieri è stata confermata a favore di telecamere da Volodymyr Zelensky. "Gli Stati Uniti - ha detto il leader ucraino - premono per un nostro ritiro dal Donbass, ma qualsiasi compromesso sulle terre dovrà essere deciso con una consultazione popolare".

Una tempistica che i leader europei - che con Trump hanno avuto ripetute riunioni nelle scorse settimane - considerano evidentemente plausibile. Non è un caso, dunque, l'attivismo di queste ore. Dopo i colloqui degli ultimi giorni, ieri è stata la volta di una videocall tra i leader dei 35 Paesi che sostengono la cosiddetta coalizione dei Volenterosi. E nelle stesse ore si è tenuta una videoconferenza tra i ministri della Difesa di Francia, Germania, Regno Unito, Italia e Polonia, tutti d'accordo sulla necessità di rafforzare la difesa europea a sostegno dell'Ucraina. Sempre ieri a Leopoli, città ucraina a circa settanta chilometri dal confine con la Polonia, si è invece chiusa la due giorni dei ministri degli Affari europei dell'Ue per discutere dell'ipotesi d'ingresso dell'Ucraina nell'Unione europea già nel 2027. Mentre domani a Parigi sarebbe in programma un incontro a livello di alti funzionari tra Stati Uniti, Ucraina, Francia, Germania e Regno Unito per discutere il piano di pace americano. Per lunedì a Berlino, invece, il cancelliere tedesco Friedrich Merz ha annunciato un vertice europeo su Kiev a cui potrebbe partecipare anche Trump. Che, però, non dovrebbe essere della partita. Mentre nella capitale tedesca lunedì dovrebbe esserci Giorgia Meloni, che ieri ha partecipato alla videocall dei Volenterosi. Una riunione - spiegano informalmente da Palazzo Chigi - in cui si è ribadita la "necessità di vedute" e "convergenza" tra partner europei e americani, insistendo sulla necessità di definire "robuste garanzie di sicurezza" per impedire future aggressioni all'Ucraina da parte della Russia.

Un appuntamento, quello di lunedì, in cui non si affronterà solo la questione dell'eventuale impiego di truppe sul campo in un futuro scenario di tregua o si discuterà della ricostruzione dell'Ucraina. Sul tavolo, infatti, c'è anche la delicatissima questione dell'utilizzo degli asset russi congelati, punto centrale del Consiglio europeo della prossima settimana. L'Ue sta lavorando per evitare l'ostacolo dell'unanimità e, stando a quanto fanno trapelare i principali referenti italiani a Bruxelles, l'intesa c'è. Resta qualche dubbio da parte italiana che, in caso di accordo, sarà però messo da parte. Anche perché - secondo le intelligence di Parigi, Berlino e Londra - la questione asset sarebbe decisiva per le sorti del conflitto tra Mosca e Kiev, visto che uno stop dell'Ue su questo fronte avrebbe come conseguenza un ulteriore rilancio del Cremlino. Che, dice il segretario della Nato Mark Rutte, come "obiettivo nei prossimi cinque anni" ha quello di "utilizzare la forza militare contro l'Alleanza atlantica".

Sullo sfondo, restano le beghe interne alla maggioranza di governo sul decreto che proroga per il 2026 l'invio di forniture militari all'Ucraina. Provvedimento che - al netto delle immancabili agitazioni sul tema - sarà approvato entro l'anno come sempre successo fino a ora.

Se la Lega non lo votasse, dice il deputato e portavoce di Forza Italia Raffaele Nevi, "non ci sono dubbi che sarebbe un serio problema politico". Allo stesso modo, non ci sono dubbi sul fatto che alla fine la Lega lo voterà come ha sempre fatto.

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