Il cognome per un chirurgo non è fondamentale, ma - psicologicamente - può aiutare: e un luminare che si chiama Del Bene certo predispone i pazienti al meglio... Scherzi a parte il dottor Massimo Del Bene, direttore dell'unità operativa di Chirurgia plastica e della mano dell'ospedale San Gerardi di Monza, è un professionista che la comunità scientifica apprezza per il suo valore. Una specializzazione, quella della microchirurgia plastica della mano, che Del Bene (e con lui l'intero staff sanitario del «San Gerardo) ha deciso di mettere al servizio di Mario Vece, l'artificiere che ha perso una mano nell'esplosione di una bomba a Firenze.
«L'applicazione delle protesi mioelettriche - spiegano al Giornale i responsabili del «San Gerardo» - viene effettuata in un unico centro, il Centro Protesi Vigorso di Budrio (Bologna), centro di riferimento per tutta Italia. Detto questo il nostro l'ospedale è a completa disposizione di Mario Vece».
«I nostri professionisti precisa Matteo Stocco, direttore generale della ASST di Monza - sono a disposizione di Mario Vece. Lo aspettiamo a Monza non appena si sarà ristabilito per una prima valutazione. Il San Gerardo è un centro di riferimento per i grandi traumi. Non a caso le situazioni più delicate e complesse vengono trattate dalle nostre équipe, ogni giorno, con competenza, senza clamore».
«La possibilità del trapianto di mano è una realtà ormai consolidata sottolinea il dottor Massimo Del Bene -. Normalmente i trapianti sono sempre trapianti bilaterali, ma siamo disponibili a valutare clinicamente e psicologicamente il poliziotto per capire se ci sono tutte le caratteristiche per intraprendere il percorso, a fronte di possibili effetti collaterali legati alle terapia antirigetto». Dopo questa fase preliminare, e se l'esito delle visite sarà positivo, il nome dell'artificiere potrà essere inserito nella lista di quanti confidano nel trapianto di una nuova mano. O di entrambe le mani, considerato che il «San Gerardo» è già entrato nella storia della letteratura scientifica per una operazione che ancora rappresenta un unicum al mondo: l'intervento fu eseguito l'11 ottobre 2010 fa proprio dal dottor Del Bene e oggi, a sette anni di distanza, la paziente di allora, Carla Mari, sta talmente bene da riuscire perfino a modellare statuine di creta. Il dottor Massimo Del Bene ha fatto di recente il punto della situazione, dicendosi «estremamente soddisfatto» per i risultati raggiunti da quello che rimane al momento il primo caso al mondo di terapia antirigetto con cellule staminali mesenchimali. La storia di Carla Mari è molto diversa da quella dell'artificiere Mario Vece, ma non meno drammatica. È la vicenda di una donna che all'età di 47 anni perde completamente l'uso di mani e piedi a causa di una necrosi secondaria legata ad una setticemia.
Poi il trapianto dell'ottobre 2010 riaccende una speranza in Carla, che decide di sottoporsi a un'operazione straordinaria e senza precedenti. Intervento riuscito perfettamente. Da sette anni ormai Carla ha ritrovato il sorriso. Quello stesso sorriso che speriamo torni anche sul volto di Mario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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