Guerra in Israele

"Lunedì il cessate il fuoco per il Ramadan". Ma Netanyahu gela l'ottimismo di Biden

Il leader Usa: sostegno mondiale a rischio. Israele al voto con la guerra in corso

"Lunedì il cessate il fuoco per il Ramadan". Ma Netanyahu gela l'ottimismo di Biden

Ascolta ora: ""Lunedì il cessate il fuoco per il Ramadan". Ma Netanyahu gela l'ottimismo di Biden"

"Lunedì il cessate il fuoco per il Ramadan". Ma Netanyahu gela l'ottimismo di Biden

00:00 / 00:00
100 %

La democrazia israeliana si mette in moto anche durante la guerra, in attesa di una tregua nella Striscia di Gaza, che Joe Biden annuncia di aspettarsi per lunedì prossimo, ma su cui Hamas e Israele frenano, a causa delle loro posizioni ancora distanti. Nel 144esimo giorno di conflitto con Hamas, 7 milioni di israeliani sono stati chiamati al voto per le elezioni amministrative inizialmente previste per il 31 ottobre dell'anno scorso, ma già rinviate due volte, la prima perché troppo freschi erano gli orrori del 7 ottobre, la seconda per i troppi riservisti al fronte. Ieri un segnale di resistenza, anche se l'affluenza al 39.2% alle 7 di ieri sera segnava già un -10% rispetto alle elezioni del 2018.

Il clima è pesante, con la guerra in corso a Gaza, 134 ostaggi in mano a Hamas e l'escalation sul fronte nord, al confine con il Libano. Qui le sirene hanno continuato a suonare ieri, avvisando del lancio di altri 20 missili degli estremisti Hezbollah, dopo i 60 del giorno prima, mentre l'esercito israeliano (Idf) ha bombardato dal cielo un'importante base dei miliziani filo-iraniani nei pressi della città di Sidone. Per 180mila israeliani che vivono lungo il confine con il Libano e la Striscia di Gaza, costretti da tempo a lasciare le proprie abitazioni per i ripetuti lanci di razzi di Hamas e Hezbollah, l'escalation è già nei fatti. A loro toccherà votare il 19 novembre, fra 9 mesi, segno che la guerra è anche qui e non solo a Gaza. Hezbollah promette di farla finita, semmai Hamas accetterà la tregua, ma l'Idf avverte che pagherà un prezzo molto alto per gli attacchi. Il ministro della difesa Gallant avvisa invece dei prossimi rischi: Hamas vuole trasformare il Ramadan in una seconda fase dell'attacco del 7 ottobre.

Mentre Israele attende a giorni i risultati del voto su 197 sindaci e consigli comunali e su 45 consigli regionali, in Qatar si tratta su ostaggi e tregua. Per il Nyt, lo Stato ebraico sarebbe pronto a rilasciare 15 detenuti palestinesi di alto profilo in cambio di 5 soldatesse. Ma ancora nessuna certezza. Netanyahu e Hamas sono intervenuti per frenare le aspettative di Biden, convinto che la partita si possa chiudere «entro lunedì». Il leader Usa ha parlato di un accordo «da parte degli israeliani che non si sarebbero impegnati in attività durante il Ramadan, per darci il tempo di liberare tutti gli ostaggi», e del rischio che con la linea dura il governo «incredibilmente conservatore» di Bibi perda il sostegno internazionale. Ma il premier israeliano risponde piccato e si dice «sorpreso» dell'ottimismo di Biden sui rapiti, poi gli ricorda in un videomessaggio che «l'82% degli americani sostiene Israele». Anche Hamas definisce «premature» le dichiarazioni del leader Usa, mentre si rincorrono voci contrastanti su un possibile No dei terroristi all'intesa e di ottimismo, invece, dal Qatar.

La guerra prosegue a Gaza, dove i morti sfiorano quota 30mila con il relatore speciale dell'Onu, Michael Fakhri, che accusa Israele di affamare deliberatamente i palestinesi e il re di Giordania che partecipa al volo di consegna di aiuti sulla Striscia. Si teme per l'invasione di terra di Rafah e l'evacuazione dei civili. Ma i piani israeliani sono pronti e prosegue la caccia al capo di Hamas, Yahya Sinwar, probabilmente nascosto a Khan Yunis, dove si fa scudo con alcuni ostaggi.

«Lo prenderemo vivo o morto», promette l'Idf.

Commenti