È inquietante e continuiamo a ripeterlo dopo ogni attacco terroristico. Anche oggi, dopo aver scoperto che il killer jihadista, responsabile dell'assassinio di due funzionari di polizia a Magnanville, alla periferia di Parigi, era ben conosciuto dall'antiterrorismo francese. Non basta. Era stato arrestato nel 2011 e poi condannato nel 2013 per «associazione per delinquere mirata alla preparazione di atti terroristici». Era uscito da poco dal carcere, grazie alla condizionale, ma era finito di nuovo sotto inchiesta per i collegamenti con una rete jihadista legata alla Siria. Era schedato con la «fiche S», che in Francia indica gli individui pericolosi e radicalizzati a rischio terrorismo. Guarda caso, alla fine ha portato a termine la sua bella azione di sangue, alla faccia dei controlli, se mai ci fossero stati. Insomma, più si ripetono gli atti di terrore e più si scopre che i protagonisti sono tutti integralisti ben conosciuti dalle forze di sicurezza e dall'intelligence. Ma hanno colpito comunque. E succede ormai di continuo.
La lista dei jihadisti segnalati, conosciuti e pericolosi era nota ai reparti antiterrorismo prima che passassero all'azione, ma nulla è stato fatto per fermarli prima. Anche nel caso di Omar Mateen, il killer di Orlando. Così come era accaduto con i due fratelli Said e Cherif Kouachi, responsabili della strage al settimanale Charlie Hebdo nel gennaio 2015 a Parigi. I due jihadisti erano rientrati dalla Siria pochi mesi prima dell'attacco ed erano legati alla rete di Al Qaeda. Cherif, inoltre, era stato arrestato nel 2008 e condannato perché faceva parte di una rete di reclutamento che inviava combattenti in Irak. Uscito dal carcere, aveva deciso assieme al fratello di tenere un basso profilo e così la polizia si era scordata di loro.
Stesso film anche per Amedy Coulibaly, che il 9 gennaio 2015 ha compiuto la strage in un supermercato ebraico di Parigi. Il jihadista era stato fermato dieci giorni prima dell'attacco dalla polizia, la quale aveva rilevato che era considerato pericoloso e legato all'integralismo islamico. Ma gli agenti hanno deciso di lasciarlo andare, nonostante le segnalazioni, e lui è stato libero così di colpire pochi giorni dopo.
Un altro terrorista conosciuto e segnalato e che ha potuto agire indisturbato era Foued Mohamed Aggad. Era uno dei tre membri del commando jihadista che hanno compiuto la strage al teatro Bataclan il 13 novembre scorso. Foued era un cittadino francese che si era arruolato assieme al fratello Karim nelle file dell'Isis. Karim però, non sopportando la situazione e la tensione, aveva deciso nel 2014 di ritornare in Francia dove erano scattate subito le manette. Foued invece aveva scelto di morire come un kamikaze in Irak. Poi, dall'agosto dello scorso anno silenzio, era sparito nel nulla. In verità era rientrato di nascosto in Francia, ma nessuno se ne è accorto finché non ha fatto irruzione nel teatro dove sono state uccise 90 persone.
Altro caso eclatante è quello di Salah Abdeslam, considerato uno delle menti degli attacchi di novembre a Parigi. La sua fuga rocambolesca dopo le stragi ha dimostrato l'approssimazione della polizia francese nella caccia all'uomo. Salah, però, era braccato, e viene ferito e catturato a Molenbeek, in Belgio. Suo fratello Brahim, invece, era morto pochi giorni prima in un attacco suicida proprio a Parigi. Salah era stato condannato in precedenza per rapina a mano armata ed era noto il suo sentimento fondamentalista. Ma non solo. Pochi giorni prima delle stragi di Parigi, i due fratelli erano stati fermati dalla polizia belga, ma vennero rilasciati perché non «costituivano una minaccia».
L'ennesima débacle dei servizi di sicurezza e d'intelligence si è consumata con Abdelhaamid Abaaoud, uno dei registi delle stragi di novembre a Parigi. Abaaoud è stato ucciso in seguito nel sanguinoso blitz a St Denis assieme ad altri tre jihadisti, eppure circolava tranquillamente tra la Francia e il Belgio nonostante fosse ricercato da tempo perché dalla Siria organizzava attacchi terroristici in tutta Europa.
Nel 2014 il suo volto era diventato noto grazie a un video in cui era stato ripreso mentre oltraggiava i cadaveri dei «nemici» in Siria. Lo scorso anno era stato addirittura condannato a 20 anni di carcere da un tribunale belga perché reclutava combattenti per conto dello Stato islamico. Eppure, anche lui, ha agito quasi indisturbato.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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