
San Paolo Nata a Caracas il 7 ottobre 1967, la libertadora María Corina Machado è figlia di una psicologa e un imprenditore siderurgico. Cresciuta in un ambiente agiato e cattolico, si è laureata in ingegneria industriale all'Università Cattolica Andrés Bello e nel 2009 ha partecipato al World Fellows Program dell'Università di Yale. La sua vocazione civile emerse nel 1992, quando fondò la fondazione Atenea, dedicata ai bambini vulnerabili e nel 2001 diede vita a Súmate, organizzazione cittadina che fu decisiva nella raccolta di firme per il referendum revocatorio contro Hugo Chávez nel 2004. Quell'iniziativa, accompagnata dall'Organizzazione degli Stati americani e dal Centro Carter, le valse l'odio del potere chavista e un lungo calvario giudiziario e mediatico. Nel 2010 abbandonò Súmate per candidarsi al Parlamento dove fu la deputata eletta con più voti in Venezuela. Nel 2012 corse alle primarie presidenziali dell'opposizione ottenendo il terzo posto e fondò Vente Venezuela, il movimento che guida ancora oggi come coordinatrice nazionale. Nel 2014, il governo di Maduro la espulse dal Parlamento e la dichiarò decaduta. Da allora, le sanzioni politiche contro di lei si sono moltiplicate: nel 2015 la Corte dei Conti chavista la inabilitò per un anno e nel 2023 il Tribunale supremo controllato al 100% da Maduro estese l'inabilitazione fino al 2038.
Malgrado ciò, Machado nel 2023 vinse con oltre il 90% dei voti le primarie della Piattaforma Unitaria, diventando la candidata naturale della coalizione democratica. Impossibilitata a partecipare alle presidenziali del 2024, sostenne prima Corina Yoris e poi Edmundo González Urrutia, che ottenne la maggioranza contro Maduro. Dopo il voto, tuttavia, la dittatura proclamò la vittoria del presidente de facto uscente, costringendola alla clandestinità. Machado ha subito un sequestro il 9 gennaio. Dopo diverse ore fu rilasciata, il regime ha smentito il rapimento ma le organizzazioni internazionali hanno confermato la sua cattura. Politicamente si definisce liberale, difende la riduzione del peso dello Stato e l'imprenditorialità come strumenti di rinascita economica. In ambito sociale, ha sostenuto la depenalizzazione dell'aborto in casi di violenza, il matrimonio egualitario e l'uso medico della cannabis. Tra le sue linee di governo propone la restituzione delle aziende espropriate, l'amnistia per i prigionieri politici, i cambiamenti nel sistema giudiziario e il recupero dell'istituzionalità in Venezuela.
Nel corso della sua carriera ha ricevuto riconoscimenti internazionali tra cui il premio Václav Havel per i diritti umani del Consiglio d'Europa e il Premio Sájarov del Parlamento europeo (condiviso con González Urrutia). Nel 2025 ha ricevuto in Italia il premio Bruno Leoni.
Sul fronte della vita privata ha 3 figli da un precedente matrimonio e si è risposata nel 2014. Per motivi di sicurezza, la sua famiglia vive all'estero.
Il Comitato norvegese del Nobel, che l'ha premiata, ha motivato la scelta affermando che
"soddisfa pienamente i criteri fissati da Alfred Nobel: ha unificato l'opposizione del suo Paese, si è opposta con coraggio alla militarizzazione della società venezuelana e ha sostenuto una transizione pacifica alla democrazia".