
"Non ho ancora compreso esattamente di cosa sono accusato e ribadisco la mia innocenza, non ho mai svolto attività di spionaggio e questa nei miei confronti è una persecuzione politica, all'interno di una strategia politica di persecuzione della popolazione cinese da parte degli Usa". Lo ha detto, parlando di fronte alla quinta sezione penale della Corte d'Appello di Milano, Zewei Xu, cinese 33enne arrestato il 3 luglio scorso dalla Polizia all'aeroporto di Malpensa su mandato degli Stati Uniti, che lo accusano, sulla base di un'inchiesta dell'Fbi, di aver fatto parte di un team di hacker che avrebbe carpito informazioni anche su terapie e vaccini anti-Covid nel 2020. "Sto vivendo - è stato l'appello del giovane - il periodo più difficile della mia vita, rischio di subire un processo ingiusto negli Usa e maltrattamenti fisici e psicologici. Non estradatemi". "L'ultima parola sull'estradizione o meno, comunque, spetterà al Ministero della Giustizia", ha chiarito la giudice Giusi Barbara. "Tutti i miei dati personali, la mail, i contatti sono rimasti alla società per cui lavoravo quando l'ho lasciata nel 2018 - ha spiegato l'ingegnere -. Può essere che un'altra persona abbia utilizzato negli anni successivi il mio pc e la mia utenza, non so cosa sia successo ma ribadisco la mia estraneità".
I legali del
giovane ingegnere hanno definito "politiche" le accuse mosse dagli Stati Uniti, e l'Italia - hanno aggiunto - non può concedere estradizioni politiche. Ma la procura generale ha chiesto di dare il via libera all'estradizione.