
Parole d'ordine: negoziato a oltranza. Gli sherpa della Commissione europea fanno i conti con le tensioni interne post intesa Usa-Ue, sui dazi al 15%, e il termine "accordo" esce dal vocabolario di Bruxelles. Ieri è tornato ad alzare la voce anche il presidente francese Macron, bacchettando l'approccio di Von der Leyen a Turnberry: "Per essere liberi, bisogna incutere timore, non siamo stati abbastanza temuti". L'Eliseo punta il dito contro la postura negoziale della presidente della Commissione, con cui Macron ha un conto aperto dopo essere stato rimesso al suo posto, per così dire, nei complicati giorni della formazione dell'esecutivo Ue, un anno fa. Ma c'è anche il malcontento del cancelliere tedesco Merz. Dunque si torna a trattare. Colloqui in corso in casa, e con Washington.
La realtà, tolti i proclami reciproci, è che manca un documento congiunto sull'intesa siglata tra i campi da golf scozzesi. È in cantiere, fanno sapere da Bruxelles: dichiarazione comune entro domani. "Ma non vincolante". Con le difformità già emerse in serie, l'unica certezza è che l'intesa è per ora "politica" e in alcun modo sigillata giuridicamente: se ci sarà un accordo bilaterale formale dovrà essere approvato da Parlamento e Consiglio europeo.
Nelle cancellerie Ue nessuno o quasi ha infatti intenzione di accontentarsi degli attestati di fiducia offerti dal Commissario al Commercio Sefcovic, che dopo la stretta di mano Trump-Von der Leyen ha detto degli omologhi americani: "Ora ci capiamo a vicenda". Nulla o quasi è definito nel dettaglio. Pronte però a tornare in freezer le minacce dei 27: contro-dazi verso un congelamento di sei mesi, dal 4 agosto. Decisione da formalizzare solo una volta definito il testo quadro con Washington sulla maggior parte dell'export.
Si è riaperto pure il fronte web tax. Parigi chiede all'Ue di impegnarsi per avere più esenzioni doganali, nonché un riequilibrio dei servizi prendendo di mira i giganti americani del web. Digital tax possibile, è la versione Ue, che non vuol rinunciare all'idea di aver mani libere (e una leva presente e futura). No, dicono da Washington, sarà "messa sul tavolo" ed esclusa, secondo il segretario al Commercio, Lutnick, per cui "c'è ancora molto da discutere". Macron chiede più muscoli.
E da una Francia alle prese con l'euroscetticismo dei lepenisti pronti a sfiduciare il governo Bayrou, e i imprenditori infuriati ieri al ministero dell'Economia, fa filtrare il suo j'accuse: "L'Europa non si percepisce come potenza, non è la fine della storia e non ci fermeremo qui, l'intesa è una prima tappa, il processo negoziale continuerà", annuncia sibillino, spiegando che "la Francia ha sempre mantenuto una posizione di fermezza e rigore e continuerà a farlo".