Magliette, gadget e locali: il re dei narcos «el Chapo» sarà un marchio registrato

Dalla sua cella a Manhattan Joaquin Guzman fonda una società per sfruttare il proprio nome

Andrea Cuomo

Vesti come un boss, vesti El Chapo. Presto sarà possibile leggere un simile claim in una pubblicità nelle pagine della moda di un magazine maschile. Perché Joaquin «El Chapo» Guzmán, il re dei narcotrafficanti, attualmente rinchiuso in una prigione federale di Manhattan, ha concesso a una Llc, una società a responsabilità limitata gestita dalla moglie Emma Coronel Aispuro lo sfruttamento del suo nome da apporre su una linea di abbigliamento. La signora, che ha 29 anni, è un ex reginetta di bellezza e ha qualche ambizione da stilista (praticamente una Ferragni catapultata in Breaking Bad) anche se in molti hanno deriso i suoi outfit decisamente poco discreti esibiti anche nel corso del processo al suo maritino, non sta nella pelle. «Sono molto emozionata per la partenza di questo progetto - dice la giovane donna, che ha dato una coppia di gemelle di sette anni al Chapo - basato su un'idea e un concept che io e mio marito abbiamo avuto qualche anno fa e che è dedicato alle nostre figlie».

Il marchio (che si chiamerà ufficialmente JGL Llc) produrrà inizialmente t-shirt, felpe, cappellini da baseball e custodie per cellulari ma in caso di successo la collezione certamente si espanderà. La merce sarà prodotta principalmente in Messico «per aiutare l'economia di quel Paese», dice l'avvocato Mariel Colon Miro, dello staff legale che ha assistito «El Chapo» nella sua spettacolare vicenda giudiziaria e che sta ora curando i particolari tecnici per il lancio del marchio. Tra essi anche una serie di annunci richiesti dalla legge pubblicati negli scorsi mesi e settimane sul New York Law Journal. La prima collezione dovrebbe essere lanciata la prossima estate.

«El Chapo» fa sapere che non guadagnerà nulla dalla faccenda, «ma ama la moglie e le figlie e vuole pensare al loro futuro», come dice l'avvocato Michael Lambert. Guzmán non dovrebbe avere nessun ruolo nella socità e ha dovuto beneficiare di uno speciale permesso concesso dal Metropolitan Correctional Center per firmare il contratto. Il re dei narcos, che ha 61 anni, è stato riconosciuto colpevole di dieci reati tra cui traffico di droga, riciclaggio di denaro e possesso di armi da fuoco, ed è ora in attesa di condanna. I suoi avvocati stanno disperatamente cercando di ottenere un nuovo processo ma al momento appare probabile che «El Chapo» possa concludere dietro le sbarre la sua vita. Proprio per questo la moglie Emma ha deciso di mettere «a reddito» il suo nome, già sfruttato ampiamente dalla «pirateria» dell'abbigliamento per capi destinati a un pubblico dai gusti decisamente particolari.

Lo stato americano sta seguendo con grande interesse la start-up JGL, perché potrebbe essere lo strumento per recuperare almeno in minima parte il tesoro del narcotraffico che «El Chapo» ha accumulato nel corso di decenni e che è nascosto dietro un complesso sistema di prestanome e società fittizie alcune delle quali con base in Messico, assai difficile da espugnare.

Guzmán risulta praticamente un nullatenente ma i primi profitti della società potrebbero essere confiscati utilizzando le cosiddette leggi «Son of Sam», ispirate al soprannome di David Berkowitz, celeberrimo serial killer che terrorizzò la New York degli anni Settanta (nel 1999 quella atmosfera fu raccontata nel film Summer of Sam di Spike Lee) e a cui fu impedito di vendere ai giornali i racconti delle sue imprese. Da allora con quella norma lo stato americano persegue chiunque cerchi di arricchirsi con la pubblicità di gesti criminosi.

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