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Mai così caro produrre dal 2000, pesa l'energia

E l'import supera l'export per oltre 25 miliardi Prezzi +34,4%. Ma Gentiloni assicura: "La recessione è ancora evitabile"

Mai così caro produrre dal 2000, pesa l'energia

Un balzo del genere non si era mai visto. Non almeno dal 2000, cioè da quando l'Istat ha cominciato a costruire una serie storica sui prezzi alla produzione. E la prima spia di allarme di quell'inflazione ipertrofica che soffoca famiglie e imprese è proprio lì, in quel primo anello della catena di commercializzazione che ha visto salire i prezzi, nella media del 2022, al 34,4%. Un'arrampicata di cui è per grandissima parte responsabile la fiammata dei costi dell'energia, la cui crescita ha sfiorato il 100% l'anno scorso. Se dal calcolo si sottraggono i prezzi di luce e gas, il rincaro viene circoscritto all'11,2% tendenziale, con una flessione in dicembre dello 0,1%. Non a caso, l'impazzimento dei prezzi energetici ha anche avuto un ruolo determinante nel deficit di 25 miliardi di euro accusato lo scorso anno dal nostro deficit commerciale.

I dati diffusi ieri dall'istituto di statistica potrebbero però fotografare una situazione ormai superata. I recenti cali che hanno interessato soprattutto i prezzi del metano, fino al punto da indurre il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti a stimare un taglio del 40% delle tariffe del gas già a partire da febbraio, lasciano sperare in un'inversione di rotta nel 2023. Auspicabile per almeno due motivi. Il primo è che uno stemperamento delle tensioni che finora hanno gravato sui prezzi alla produzione avrebbe ricadute positive lungo tutta la filiera commerciale e quindi sull'andamento dei prezzi al consumo. Ponendo quindi le basi per indurre la Bce ad assumere una postura meno rigida sui tassi, attesi in rialzo di un altro mezzo percentuale nella riunione in programma giovedì prossimo. In secondo luogo, un recupero del potere d'acquisto contribuirebbe ad alleggerire i timori di una recessione incombente. Uno spettro che sembra già allungarsi sulla Germania, dove il Pil è sceso a sorpresa dello 0,2% nel quarto trimestre del '22 contribuendo a limitare all'1,8% la crescita annuale. Gli analisti si attendono ora una seconda contrazione dell'economia nel periodo gennaio-marzo che potrebbe mettere a repentaglio le previsioni del governo che di recente aveva ritoccato al rialzo, allo 0,2%, l'espansione per l'anno in corso.

Il commissario Ue Paolo Gentiloni (in foto) si mostra comunque ancora ottimista sull'evoluzione del ciclo congiunturale. «Presenterò le nostre stime in 8-9 giorni - ha detto l'ex premier - , ma quello che è già chiaro» è che non si avvererà lo scenario della «inevitabilità della recessione, i blackout e la stagflazione».

Il futuro «dipende dalle nostre politiche: dobbiamo lavorare ancora molto per implementare i prossimi piani per la ripresa europei, per trovare un accordo sulle nostre regole fiscali e supportare la nostra competitività e i nostri investimenti, ed è fondamentale coordinare al meglio le politiche fiscali per fare in modo di affrontare i prezzi dell'energia in maniera più mirata, evitando aumenti», ha concluso Gentiloni.

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