Luigi Di Maio, ex leader politico del MoVimento 5 Stelle, ministro degli Esteri del governo presieduto da Giuseppe Conte, si è detto stupito di come Angela Merkel lo abbia accolto alla conferenza di Berlino. Il che, considerando le posizioni di partenza del grillismo sull'Unione europea e sulla sua funzione, fa quantomeno riflettere.
Angela Merkel non è mai stata un riferimento per i grillini. Almeno sino a questa fase, quella in cui Luigi Di Maio ha ammesso a Il Foglio di essere stato "colpito" dall'atteggiamento della Cancelliera. Ma cosa avrà mai detto la Merkel per suscitare tutto questo stupore?
Conviene approfondire nel dettaglio il racconto del titolare della Farnesina: "Vi racconto uno scambio avuto con la cancelliera Angela Merkel durante la conferenza di Berlino quando -quasi nessuno lo sa- si è avvicinata e mi ha detto: 'Io ho sentito parlare bene di lei Di Maio. Mi parlano bene del suo lavorò. Insomma - ha aggiunto il ministro Di Maio al quotidiano diretto da Claudio Cerasa - come riportato in anteprima dall'Adnkronos - , è stata una cosa che era difficile da immaginare nella mia vita ed è stata un'altra cosa che mi ha colpito da ministro degli Esteri". Con tanti cari saluti all'anti-europeismo dichiarato degli anni dell'esplosione elettorale del MoVimento 5 Stelle. Il cosiddetto "processo d'istituzionalizzazione" sembra aver colpito ancora.
Sappiamo come il MoVimento 5 Stelle sia diviso sul da farsi: la linea di Alessandro Di Battista, che è fuori dalle istituzioni ma che continua a tuonare, sembra essere poco condivisa dai vertici partitici. Di Maio, invece, dopo aver incontrato "in segreto" Mario Draghi, narra di come la Merkel lo consideri. Una "cosa difficile da immaginare" per il ministro, ma anche per tanti elettori italiani che hanno votato il MoVimento 5 Stelle per via della sua natura anti-sistemica.
La Merkel avrebbe quindi sentito parlar bene di Luigi Di Maio. Non serve tornare troppo indietro nel tempo. Basta dare un occhio al programma elettorale che i pentastellati hanno presentato in vista delle elezioni delle europee del 2019: "I partiti dell’establishment che governano le Istituzioni europee da 20 anni, PPE (Forza Italia) e S&D (Partito Democratico), sono in crisi ovunque. Il PPE è il partito dei falchi dell’austerity e attualmente esprime il Presidente della Commissione (Juncker), del Parlamento europeo (Tajani) e del Consiglio europeo (Tusk)". Tra i "falchi dell'austerity", poteva dunque essere citata pure la Merkel, che fa parte del Ppe. Ma questo è solo il principio del ragionamento presentato.
Poche righe dopo, su Il blog delle stelle, si legge quanto segue: " Questi dati dimostrano che anche in Europa c’è il patto del Nazareno ed è espresso dalla coabitazione di PPE e S&D, veri responsabili delle politiche fallimentari europee di questi anni. In campagna elettorale questi partiti diranno che risolveranno i problemi, prometteranno mari e monti, ma le loro idee puzzano di naftalina". La puzza di "naftalina", insomma, sarebbe svanita, insieme a buona parte se non tutte le idee originarie che avevano contraddistinto il grillismo battagliero e pronto a mettere in discussione persino la moneta unica.
Diceva C.S.
Lewis che "non puoi tornare indietro e cambiare l’inizio, ma puoi iniziare dove sei e cambiare il finale". Ecco, Luigi Di Maio, che non può cambiare l'inizio, sembra in cerca di un finale che preveda la compagnia dei "falchi dell'austerity".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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