U no gli dà dello «sfigato» (Luigi Di Maio) e l'altro (Giuseppe Conte) gli suggerisce di «studiare prima di parlare». Sfigati contro integrati. M5s contro Lega. Nella giornata del Congresso mondiale delle Famiglie a scoppiare è proprio quella gialloverde che riesce a insolentirsi ma senza ancora separarsi. E infatti mentre Salvini saliva sul palco di Verona per difendere la famiglia tradizionale e incitare il sottosegretario alle Pari Opportunità, Vincenzo Spadafora, a «velocizzare le adozioni internazionali», Di Maio, a Roma, provvedeva a rimpicciolirlo con la complicità del premier Giuseppe Conte che in tarda serata ha «rimandato» Salvini in diritto. Con una nota, il premier ha infatti spiegato che la delega non appartiene a Spadafora ma al ministro della Famiglia (leghista) Lorenzo Fontana, («Spetta a Fontana adoperarsi per rendere le adozioni più veloci») e si è spinto fino a bocciare il suo vicepremier: «Rimane confermato che bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare nei ministeri tutti i giorni e studiare le cose prima di parlare altrimenti si fa solo confusione».
Ma prima ancora della «lezione» di Conte, Salvini ha dovuto sopportare il pensiero di Di Maio che di Verona ha detto: «Non sono altro che fanatici». Insomma, ci voleva questo congresso per svelare la vera natura del M5s che nel giro di poche ore definiva il proprio alleato di governo «sfigato», «fanatico», «di estrema destra», «medioevale». Per segnare la distanza da Salvini che a Verona ha promesso aiuti alle famiglie, Di Maio si è precipitato a Cinecittà per la manifestazione «Oggi protagonisti» organizzata dall'Agenzia Nazionale per i Giovani, scenario perfetto per attaccare Salvini: «In quella città si affronta il tema della famiglia con odio e dicendo che la donna deve stare chiusa in casa per fare figli. Noi invece guardiamo al futuro, parliamo di più aiuti per giovani e famiglie». Lontano, lontanissimo dalle battaglie etiche della Lega. E allora la partecipazione della senatrice M5s, Tiziana Drago che spiazzando tutti è intervenuta proprio a Verona? Nient'altro che una scelta individuale ha assicurato Di Maio e del resto immediatamente «censurata» tanto da consigliare, imporre, alla senatrice il silenzio: «Scusate, ma non posso rilasciare interviste». Se la senatrice, madre di quattro figli, auspicava il dialogo, il confronto si è immediatamente interrotto e le aperture del M5s ci sono state ma verso le famiglie arcobaleno. A sfidare Salvini è intervenuto perfino il presidente della Camera, Roberto Fico che in una nota ha parlato di evoluzione della famiglia e annunciato un'iniziativa «sulle famiglie arcobaleno e per ascoltare le esigenze di tutti». Ma l'assedio è continuato e a correre in soccorso si è aggiunta anche la retroguardia del M5s. Il sottosegretario per gli Affari Regionali, Stefano Buffagni, si è sentito in dovere di postare sul suo profilo Facebook dei messaggi che dimostrerebbero l'indole intollerante del Congresso di Verona: «Messaggi intrisi di sessismo, intolleranza, omofobia. Una cosa agghiacciante nel 2019». E però, è stato senza dubbio affidato a Spadafora il compito di colpire Salvini, («A Verona ci sono tesi lontane dal paese reale. In futuro non saremo più alleati con la Lega») tanto da essere il primo cattivo pensiero che ha avuto il leader leghista nel suo intervento.
Come si è detto, Spadafora è stato difeso da Conte e da Di Maio, («Salvini legga bene le deleghe, quella sulle adozioni non è in capo a Spadafora ma al premier e al ministro della Famiglia»). È finita così. Dopo le polemiche sono tutti tornati a casa. Proprio come in famiglia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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