Di Maio promuove l'amico sessista sul web. Stipendio raddoppiato

Esposito lanciava insulti contro omosessuali e donne. Ora è capo del legislativo al Mise

Di Maio promuove l'amico sessista sul web. Stipendio raddoppiato

I Di Maio's fanno carriera. Almeno finché Luigino resta a galla, la banda di compaesani da lui infilati al ministero dello Sviluppo economico viaggia a gonfie vele. Gli ultimi giorni sono stati particolarmente gratificanti per un amico di Acerra, Enrico Esposito, ex compagno di università di Di Maio (che non l'ha mai finita) e perciò chiamato al Mise nientemeno che come vicecapo del legislativo, un ruolo di enorme responsabilità per uno che fino al 2013 faceva ancora il praticante negli studi legali. Ma si vede che per l'amico Esposito quel triplo salto carpiato non bastava, ed ecco che Di Maio - racconta l'Espresso - ha provveduto alla sua promozione a capo dell'ufficio legislativo, con passaggio di stipendio da 65mila euro alla probabile cifra (ancora in via di definizione) di 150mila euro. Evviva, proprio bravi questi fenomeni della Di Maio's valley, corrispettivo italiano della Silicon Valley, una manciata di chilometri attorno a Pomigliano d'Arco, terra natale di Di Maio, da cui ha preso tutti i suoi uomini fidati al ministero. Non importa neppure che siano finiti sotto i riflettori per circostanze spiacevoli, come appunto Esposito. Pochi mesi fa erano infatti venuti fuori una serie di tweet sessisti e omofobi di Esposito. Mentre frequentava il master, in attesa di essere miracolato da Di Maio ai vertici del ministero dello Sviluppo Economico, Esposito si dilettava su Twitter attaccando donne e gay. Con tweet come questi: «Dolce e Gabbana chiusi per indignazione. Ma si può sempre entrare dal retro». Oppure, riferito a Michaela Biancofiore di Forza Italia: «Non c'è modo migliore di onorare le donne mettendo una mign.. in quota rosa». Sulla showgirl Melissa Satta: «Per lei il dito medio di Mancini non è grave. Ovvio, vaffanculo per lei è un lavoro mica un insulto» twitta nel febbraio 2016. O anche, delicatissimo: «Comunque sono contento delle quote rosa al governo, almeno le leviamo da mezzo alla strada». Sugli omosessuali invece queste: «Quando ti chiamano ricc... o rispondi a put... e mammt o vai a piangere dalla maestra. Se fai la seconda cosa, sei ricc... davvero». Un'altra perla: «In un paese serio Vladimir Luxuria va in galera, non in Parlamento».

Quando il passato da hater di Esposito, allora già vicecapo del legislativo di Di Maio, è venuto fuori, si è difeso con un'arrampicata sugli specchi degna di Reinhold Messner: «Nel periodo di quei tweet avevo creato un personaggio radiofonico, chiamato Gianni il Riccone, che impersonava il mio alter ego razzista, omofobo, sessista». Non era lui, era Gianni il Riccone, si capisce. Peccato che i tweet in questione erano tutti firmati da lui, non dal finto alter ego. La scusa surreale non bastò per fermare l'annuncio di querele e la richiesta di dimissioni arrivate dall'opposizione. Tutta acqua fresca per Di Maio, che non solo l'ha tenuto al Mise ma appunto lo ha promosso in un ruolo chiave.

È la fortuna di essere nati nella Di Maio's valley e aver incrociato l'ex steward dello stadio San Paolo. Nel M5s sono molte le carriere nate così, dal nulla ad una poltrona pesante.

I Di Maio's boys vengono tutti dal triangolo Pomigliano D'Arco-Volla-Acerra, come ha ricostruito Pasquale Napolitano sul Giornale: Salvatore Barca (di Volla, Napoli) segretario generale al Mise, poi la sua fidanzata Assia Montanino (originaria di Pomigliano d'Arco), messa da Di Maio a capo della sua segreteria, quindi l'amico di infanzia Dario De Falco (pure lui from Pomigliano) infilato a Palazzo Chigi, quindi il suddetto Enrico Esposito (Acerra) neocapo dell'Ufficio legislativo. Infine capo della Segreteria tecnica troviamo il grillino Daniel De Vito. Anche lui di Pomigliano? No stavolta ci si spinge addirittura fuori dalla provincia: è di Avellino.

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