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"Mancato l'obiettivo. Nascerà un nuovo partito". Cosa succede ora nel terzo polo

Il leader di Azione commenta i risultati elettorali del Terzo Polo e prende a schiaffi il Pd: "Ha pulsioni populiste, ma mi spiace per Letta". Poi la profezia nefasta sul nuovo governo

"Mancato l'obiettivo. Nascerà un nuovo partito". Cosa succede ora nel terzo polo

"Questa democrazia che porta i cittadini a scegliere come al televoto del 'Grande fratello' rappresenta un rischio mortale". Nel proprio "confessionale" post-voto (proprio per utilizzare il linguaggio dei reality show) Carlo Calenda ha tradito una certa delusione. Per il Terzo Polo, infatti, l'obiettivo del risultato elettorale a due cifre non è stato raggiunto né si è concretizzato il proponimento di ostacolare la corsa del centrodestra al governo. Anzi, per i moderati la vittoria è stata netta. Il leader di Azione ne ha dovuto prendere atto nel corso della sua prima conferenza stampa post-voto.

L'obiettivo mancato

All'indomani delle elezioni, infatti, è stato proprio l'ex ministro a prendere la parola per fare il punto sulla performance del cosiddetto Terzo Polo (arrivato in realtà quarto). Assente e silente, invece, Matteo Renzi, volato in Giappone per presenziare ai funerali di Stato del premier Shinzo Abe. "Il nostro era un obiettivo molto ambizioso fermare la destra e andare avanti con il governo Draghi: l'obiettivo del risultato a due cifre non è stato raggiunto. Gli italiani hanno scelto una maggioranza di destra sovranista. Noi faremo una opposizione molto netta e costruttiva", ha affermato Calenda nel briefing con la stampa tenuto in mattinata. Poi la profezia sul futuro, che secondo il leader di Azione si prospetta movimentato.

Il futuro del Terzo Polo

"Riteniamo che la divisione netta in tre poli nei prossimi mesi diventerà piu netta, riteniamo che il Pd con Fratoianni tornerà nelle braccia dei Cinque Stelle, poi la coalizione di governo e quello che dovremo costruire noi: un polo del buonsenso pragmatismo e libertà, con il 7,8% di consensi partiamo da basi solide, deve diventare un grande partito liberale democratico e riformista in un tempo breve", ha proseguito Calenda, spiegando per l'appunto che la formazione elettorale messa in piedi con Renzi punterà ora a strutturarsi maggiormente. Con l'obiettivo di allargare le maglie e accogliere anche nuovi innesti.

In Parlamento, ha raccontato al riguardo Calenda, "si formeranno gruppi unici, come previsto dall'accordo tra Azione e Italia Viva". Al contempo, l'ex ministro ha spiegato che inizierà il processo per far nascere un partito che non dovrà essere solo la somma delle due forze fondatrici. "Le porte sono aperte anche a +Europa e altri. Ci vorrà un pochino di tempo ma quella è la direzione che abbiamo preso", ha aggiunto Calenda. Nessun corteggiamento, diversamente, è previsto nei confronti del Pd o dei Cinque Stelle: sull'ipotesi il leader di Azione ha infatti pronunciato un no categorico, prevedendo invece che dem e grillini arriveranno presto un rapporto.

La "pulsione populista" del Pd

"Mi dispiace per Enrico Letta che considero una persona perbene, un europeista che ha tenuto la barra dritta sulle questioni di politica estera. Ma non ho capito niente di cosa voleva fare, con chi e come. Il Pd ha una pulsione populista che non riesce a separare dal pezzo di cultura di governo che ha al suo interno", ha aggiunto Calenda, che proprio con i dem aveva siglato un momentaneo accordo prima dello strappo e dell'apparentamento con Renzi. "Quella situazione credo che sia destinata ad esplodere", ha vaticinato il leader di Azione, sempre in riferimento al Pd.

L'ex dirigente di azienda ha poi attaccato i vincitori, a cominciare da Giorgia Meloni.

"Gli appelli Fdi a un'opposizione responsabile? Rispetto a cosa dovrà esserlo, rispetto al fatto che dopo aver promesso 180 miliardi di euro di vaccate non riescono a realizzarle e quindi dobbiamo essere responsabili? No, in quel caso sarà un'opposizione molto intransigente", ha assicurato Calenda, lanciandosi poi nell'ennesima profezia nefasta sul prossimo governo: "Non dura sei mesi e porta il Paese nel caos".

Prospettive, scenari e proponimenti precisi e definiti solo nell'immaginazione. La storia, infatti, è ancora tutta da scrivere. Anche e soprattutto per un terzo polo costretto dalle urne a navigare a vista.

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