I grillini ritentano il blitz sull'eredità. Dopo il tentativo (sventato) nel 2019 di ridurre a sei mesi il tempo per un legittimario di opporsi alle donazioni escluse dal testamento, che avrebbe paralizzato il mercato degli immobili, il senatore M5s Daniele Pesco (nella foto), in qualità di presidente della commissione Bilancio, ha presentato un emendamento al testo del ddl sulla riforma fiscale che vuole ridurre a cinque anni il limite temporale nel quale un erede, legittimo o legittimato successivamente alla morte del donante, possa opporsi alla vendita di un immobile frutto di donazione. Si tratta di un mercato di 25mila immobili che genera un giro d'affari di tre miliardi l'anno. Chi vuole può vendere un bene che gli è stato donato da un congiunto in vita. Per evitare di incorrere in impugnazioni e liti familiari, l'immobile viene assicurato con una polizza dal costo irrisorio e una tantum, pari allo 0,2-0,3% del suo valore, che tutela il legittimario, l'acquirente e la banca impegnata nel mutuo. Perché dunque accorciare a cinque anni il limite? Oggi ad esempio un figlio di 30 anni può vendere un immobile donato dal padre senza l'opposizione del fratello, che magari di anni ne ha 5 e non si pone neanche il problema. A legislazione vigente, il secondo figlio - a meno che non rinunci, davanti a un notaio, con costi considerevoli - è tutelato dagli eventuali danni patrimoniali subiti dalla vendita per i prossimi vent'anni.
L'emendamento grillino lo renderebbe più povero, e perché? Secondo un esperto in questo modo si aprirebbero le porte ai cosiddetti patti successori, esclusi dall'articolo 458 del codice civile. Perché i grillini vogliono riscrivere il diritto di famiglia, infilando una norma delicatissima in una riforma del fisco?
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