Quasi 14 miliardi di euro di ricavi in meno, perdite nette per circa 8 miliardi e un assorbimento di liquidità di 9 miliardi, pari al 15% delle consistenze complessive: è questo l'impatto della pandemia da coronavirus sul primo trimestre delle big italiane quotate dell'industria e dei servizi, cioè di 25 società su 40 che compongono il paniere Ftse Mib di Piazza Affari. Lo ha calcolato l'Area Studi di Mediobanca nella sua indagine sugli effetti della pandemia sui gruppi italiani alla luce dei risultati trimestrali presentati in queste settimane. Il fatturato si è ridotto del 13,7% con una flessione più consistente per il settore petrolifero (-25%) e la manifattura (-11,8%) rispetto a energia/utility (-10,5%) e servizi (-9%): in controtendenza soprattutto Recordati, Snam e StM.
Per il manifatturiero si tratta del calo più forte degli ultimi trent'anni e l'unico in doppia cifra nel periodo considerato ed è stato più accentuato nell'area Europa-Medio Oriente-Africa (-15,4%).
Non solo, le 25 big dell'industria e dei servizi del Ftse Mib, quindi al netto di banche e assicurazioni, hanno distribuito nel 2020 quasi 1 miliardo in meno di dividendi, conseguenza della maggiore cautela vista l'emergenza Covid-19 scoppiata proprio nel periodo di approvazione dei conti 2019. Il paniere considerato aveva a fine marzo una capitalizzazione di 288 miliardi (pari al 76% del totale del Ftse Mib), in calo del 22% rispetto a fine 2019. Persi quindi 83 miliardi di capitalizzazione da inizio anno.
La distribuzione dei dividendi, sottolineano gli esperti di Mediobanca, è tuttavia opposta se si guarda al gruppi privati o a quelli pubblici: i primi hanno ridotto l'ammontare delle cedole di complessivi 1,6 miliardi rispetto all'anno prima, mentre i gruppi a controllo pubblico hanno aumentato le cedole per 700 milioni.
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