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Il manifesto sovranista non è anti Ue

Ieri quasi tutti i quotidiani aprivano gridando a una minaccia. No, niente variante Delta. Il pericolo è il sovranismo.

Il manifesto sovranista non è anti Ue

Ieri quasi tutti i quotidiani aprivano gridando a una minaccia. No, niente variante Delta. Il pericolo è il sovranismo. Ma non ci avevano spiegato che era finito? Invece Orban, Le Pen, Salvini, Meloni, Abascal, in luogo di pentirsi e di andare a lezione di europeismo da Macron, hanno osato presentare un documento dei «valori». Che nessuno dei commentatori ha letto, limitandosi a dedurre che essendo stato firmato dai cattivi non meriterebbe di essere nemmeno scorso. Se l'avessero fatto, i critici si sarebbero accorti che il documento è a suo modo europeista: solo che reca una idea di Europa diversa da quella delle sinistre (e con sinistre includiamo anche i liberali che in Ue stanno con i socialisti). È l'Europa non tanto dei sovranisti, un concetto che ancora non si è capito bene cosa sia, quanto dei conservatori. Che vogliono una Europa legata alla sua storia, alle sue tradizioni, alla cultura giudaico cristiana e classica: un Europa da cui è nato, tra medioevo e età moderna , il liberalismo, che è appunto figlio dell'Europa classica e cristiana. Quindi accusare di iliberalismo il canone europeo che il documento «sovranista» esalta è del tutto contraddittorio. Cosa poi vi sia di «estrema destra» nell'idea di difesa della tradizione e della famiglia, poi, bisognerebbe capirlo. Questa idea di Europa è molto vicina a quella di numerosi interventi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI, anche se non sono citati nel documento. Cosi come non sono citati Charles De Gaulle e Margaret Thatcher, eppure il loro pensiero è piuttosto presente. Di derivazione gollista è l'idea di Europa come comunità di nazioni, che pongano in comune il più possibile ma che conservino la loro sovranità, l'unica democratica possibile. Mentre la polemica contro la Ue «super Stato» burocratico sembra presa alla lettera dal celebre discorso di Bruges di Thatcher, nel 1990. Insomma non esiste solo un europeismo federalista e progressista: esiste una Europa dei conservatori, di cui questo è il primo documento politico importante perché vi vede partecipare numerose realtà nazionali. Ecco perché chi ha scritto che Giorgia Meloni avrebbe sbagliato a firmare non è ben informato: le tesi del documento combaciano con quelle del gruppo dei Conservatori europei, di cui Meloni è presidente.

Semmai bisognerà chiedere ai popolari europei da che parte ora vogliono stare: se con le sinistre oppure, come sarebbe logico secondo la loro storia, con i conservatori.

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