Roma - «Non è questione di cene e cenette, ma di sostanza. Bene che si abbassino i toni, ma importano i contenuti». Antonio Tajani, vicepresidente di Forza Italia, commenta con ironia l'incontro Conte-Juncker a Bruxelles. «Formalmente strette di mano e sorrisi, vedremo se l'Italia cambierà la manovra, perché è l'unica possibilità per dare una risposta positiva agli italiani».
Mentre il vicepremier alleato Matteo Salvini invita l'Ue a fare «l'esame di coScienza» e annuncia che non ci sarà alcun rimpasto nel governo, anche con la Lega sopra il 40%, il presidente del Parlamento europeo dice che senza una marcia indietro per far cambiare il giudizio dell'Europa, l'Italia rimarrà «isolata». E avverte: «Non si difendono i diritti del Paese, minacciando guerra a destra e manca».
La linea del partito di Silvio Berlusconi è che con l'Ue non si debba andare allo scontro, pur lavorando dall'interno per cambiare le istituzioni comunitarie, perché poi «il conto lo pagano gli italiani», dice Lucio Malan, capogruppo vicario dei senatori di Fi. E il giudizio sulla missione «inconcludente» a Bruxelles del premier è impietoso. «Il governo gialloverde - scrive su Twitter la capogruppo alla Camera, Mariastella Gelmini- butta la palla in tribuna, per perdere tempo. Giuseppe Conte non è stato capace di indicare una via d'uscita dopo la bocciatura della Commissione Ue». Vede nero Renato Brunetta, responsabile economia di Fi: «Dopo l'inutile vertice di sabato, l'Europa avrà strada libera per portare avanti la procedura per debito eccessivo. La guerra dei gialloverdi alle istituzioni comunitarie si sta concludendo in una sonora e tragica sconfitta per l'Italia, che sarà commissariata per i prossimi anni». E su Facebook l'azzurro Andrea Ruggieri rincara la dose: «Conte parla di rivoluzione? Allora quello che beve forse è lui. Più che una rivoluzione, la manovra è una strage delle speranze degli italiani di migliorare la propria condizione».
In tutt'Italia gli azzurri sono mobilitati contro la legge di Bilancio e si preparano per le amministrative e le europee di maggio. Domani a Strasburgo ci sarà l'ultimo atto del ricorso contro l'applicazione retroattiva della legge Severino, che il 27 novembre del 2013 ha fatto decadere dal Senato Berlusconi, dopo la condanna in Cassazione a 3 anni per frode fiscale nel processo Mediaset. Ma l'epilogo della storia iniziata 5 anni fa è ormai svuotato di significato, perché non è attesa una sentenza nel merito ma solo una presa d'atto della Corte europea dei diritti dell'uomo della rinuncia al ricorso presentata a luglio dai legali dell'ex premier, dopo la riabilitazione con la quale l'11 maggio il Tribunale di sorveglianza di Milano gli ha restituito la candidabilità. A questo punto, semmai, il grande interrogativo è se Berlusconi sarà capofila della lista elettorale di Fi alle europee di maggio, come gli chiedono molti dei suoi ancora sicuri dell'«effetto Silvio» sul popolo azzurro. Il leader non ha deciso e probabilmente molto dipenderà dal trend del suo partito nei prossimi mesi.
Per l'ultimo sondaggio Tecnè, Fi è in ripresa all'11,3 %, ma non basta con la Lega al 31,7. Però cala la fiducia nel governo e se il centrodestra è già a quota 50, per il Cav dopo l'esplosione del patto gialloverde la coalizione può trovare la maggioranza per un nuovo governo.
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