Manovra, dalle banche 2,8 miliardi

Tassa al 26% sugli accantonamenti imposti nel 2023. Oggi in Consiglio solo il Dpb

Manovra, dalle banche 2,8 miliardi
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Manovra in due tempi per il governo Meloni. Il Consiglio dei ministri di oggi varerà il Documento programmatico di bilancio (Dpb) con le tabelle dettagliate dei capitoli di spesa e di entrata da inviare a Bruxelles entro domani. Il testo della legge di Bilancio, che va predisposta entro il 20 ottobre, sarà oggetto di un'altra riunione dell'esecutivo da tenersi sempre in settimana (anche se il ministro Giorgetti sarebbe ufficialmente impegnato da domani a venerdì a Washington per il meeting annuale dell'Fmi). In questo modo si potranno limare ulteriormente le misure.

Il governo, infatti, sta studiando un intervento mirato sul sistema bancario. L'idea di via XX Settembre è rimodulare la tassa sugli extraprofitti del 2023, riducendo l'aliquota effettiva dal 40% al 26%. Due anni orsono gli istituti avevano messo a riserva 6,2 miliardi (2,5 volte la tassa sull'extramargine di interesse conseguito nel biennio 22-23). Ora, quel capitale si potrebbe svincolare a un'aliquota più bassa L'obiettivo è duplice: consentire alle banche di liberare le riserve non distribuibili accantonate nel 2024 (aumentando i dividendi) e, al tempo stesso, garantire un gettito immediato per l'erario. In totale, si tratterebbe di circa 2,8 miliardi di euro: 1,6 miliardi arriverebbero subito dalle banche e altri 1,2 miliardi dagli azionisti attraverso la tassazione dei dividendi. Il meccanismo, inoltre, garantirebbe un gettito superiore a quello inizialmente previsto nel 2023, con effetti neutri sui bilanci degli istituti e senza contenziosi. "È vero che le banche hanno guadagnato di più, per tutta una serie di motivi, principalmente legati alla politica dei tassi decisa dalla Bce. Conoscendo la sensibilità di questa generazione di amministratori delegati, sono convinto che ci siano spazi per una soluzione condivisa col governo: un accordo positivo per tutti", ha commentato il segretario generale della Fabi, Lando Maria Sileoni.

Sul fronte della casa, il governo intende confermare per il 2026 il bonus ristrutturazioni al 50% per la prima abitazione. Una misura che incontra l'apprezzamento delle associazioni di categoria, ma non senza riserve. "Apprezziamo che si sia previsto di mantenere nel 2026 il bonus ristrutturazione al 50% per la prima casa, ma crediamo che serva una rivisitazione di tutti gli incentivi per stabilire delle priorità", ha dichiarato il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa. Il leader dei proprietari immobiliari ha poi aggiunto che per contrastare la desertificazione commerciale "occorre attuare la cedolare secca sugli affitti commerciali". Il pacchetto complessivo dovrebbe comprendere anche misure per le imprese, da finanziare con parte delle risorse non utilizzate dei crediti d'imposta di Industria 5.0 (oltre 5 miliardi). Secondo quanto emerso dagli incontri di ieri con le parti datoriali, una prima bozza del provvedimento sarà limata e portata oggi in Consiglio.

Sul versante fiscale, Forza Italia spinge per l'estensione della riduzione dell'aliquota Irpef mediana dal 35 al 33% anche ai redditi fino a 60mila euro (oggi il taglio è previsto fino a 50mila). L'intervento costerebbe circa 2,5 miliardi in più. In alternativa, si ragiona su una soglia intermedia: un beneficio massimo di circa 440 euro per i redditi tra 50 e 200mila euro. La Lega, invece, punta su due dossier: la rottamazione quinquies "per dare respiro alle imprese", come ha detto Giorgetti, e il congelamento dell'adeguamento dell'età pensionabile alla speranza di vita previsto dal 2027. Sulla prima misura restano i nodi tecnici: il Carroccio spinge per una rateizzazione ampia su 9 anni e 108 rate, ma nella maggioranza si punta a introdurre come garanzia un acconto del 5%, limitando così la platea dei beneficiari.

Quanto al capitolo pensioni, l'orientamento del Tesoro sarebbe un congelamento selettivo, solo per alcune categorie. Previsti, inoltre, un decreto spese per rimodulare il deficit e un decreto anticipi per recuperare le risorse 2025 non ancora impegnate.

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