È ripartita da 1,3 miliardi per Transizione 4.0 e da una spinta ai salari la volata finale della manovra in commissione Bilancio al Senato. Il maxi-emendamento del governo, approvato ieri con tutta la Finanziaria dopo una giornata di votazioni serrate, rimette in carreggiata gli incentivi alle imprese e allarga la detassazione dei rinnovi contrattuali, diventata uno dei pochi terreni di convergenza politica dopo le tensioni dei giorni scorsi. Il Fondo istituito al Mef per il 2026 consentirà di rafforzare i crediti d'imposta sugli investimenti effettuati entro il 31 dicembre 2025, da utilizzare l'anno successivo in compensazione, riportando ossigeno a un capitolo che rischiava di rimanere scoperto.
Sul fronte del lavoro, la Commissione ha dato il via libera al subemendamento di Fratelli d'Italia e Lega che estende anche ai contratti rinnovati nel 2024 la tassazione agevolata al 5% sugli incrementi retributivi corrisposti dal primo gennaio 2026. La platea viene ampliata fino ai redditi da lavoro dipendente pari a 33mila euro, superando il limite dei 28mila fissato dal testo originario della legge di Bilancio. Un emendamento a prima firma Licia Ronzulli (Fi) - approvato in commissione - estende agli infermieri del settore privato la detassazione al 5% degli straordinari che vale già per il pubblico.
Accanto alle misure per imprese e salari, il maxi-emendamento interviene in modo incisivo sulla previdenza complementare. Da luglio scatterà il meccanismo di adesione automatica ai fondi pensione per i neoassunti del settore privato, con sessanta giorni di tempo per rinunciare o scegliere un fondo diverso; in assenza di opzione, il Tfr confluirà automaticamente nella previdenza integrativa. Contestualmente viene ampliato il perimetro del Fondo Tesoreria Inps, che nel biennio 2026-2027 coinvolgerà le aziende con almeno 60 dipendenti e dal 2032 quelle con 40 addetti. La Relazione tecnica stima una platea potenziale di 2,5 milioni di lavoratori e un effetto positivo di cassa nel breve periodo, grazie ai flussi di Tfr che affluiscono al Fondo.
Nello stesso capitolo previdenziale arriva però una stretta che ha alimentato lo scontro politico: viene cancellata la possibilità di accedere alla pensione di vecchiaia anticipata cumulando la rendita dei fondi complementari per raggiungere la soglia minima dell'assegno. La scelta produce risparmi crescenti sulla spesa pensionistica, da 12,6 milioni nel 2026 fino a oltre 130 milioni nel 2035. A questo si aggiungono ulteriori tagli ai limiti di spesa per i lavoratori precoci e una riduzione, dal 2033, di 40 milioni annui al fondo per l'accesso anticipato alla pensione per gli usuranti.
Sul fronte delle coperture, la Commissione ha confermato l'introduzione dell'acconto sull'Rc Auto: gli assicuratori verseranno entro il 16 novembre l'85% del contributo dovuto per l'anno precedente. La Relazione tecnica stima per il 2026 un maggior gettito di circa 1,3 miliardi, destinato a esaurirsi a regime dal 2027. Rifinanziato il Ponte sullo Stretto con complessivi 780 milioni nel 2032 e 2033, in attesa che si superi lo stop della Corte dei Conti.
Niente da fare per l'emendamento di Fdi che riapriva i termini della sanatoria edilizia del 2003.
Le opposizioni hanno minacciato ostruzionismo e la proposta è stata trasformata in un ordine del gorno. Nel voto finale in commissione è passato anche il rifinanziamento del fondo per l'editoria con 60 milioni per il 2026 e un taglio più contenuto alle spese Rai, pari a 10 milioni per il solo 2026.