Governo

Manovra iperprudente, il vertice premier-partiti si accorda sul deficit

Il deficit del Superbonus scaricato sul 2023 e un 2024 caratterizzato da misure ragionate

Manovra iperprudente, il vertice premier-partiti si accorda sul deficit

Ascolta ora: "Manovra iperprudente, il vertice premier-partiti si accorda sul deficit"

Manovra iperprudente, il vertice premier-partiti si accorda sul deficit

00:00 / 00:00
100 %

Il deficit del Superbonus scaricato sul 2023 e un 2024 caratterizzato da misure ragionate. Pur senza entrare nel merito dei numeri, il vertice di maggioranza di ieri sulla manovra si è concluso con un sostanziale accordo sul metodo da seguire in vista della prossima legge di Bilancio, nella consapevolezza che le risorse disponibili non basteranno a realizzare tutti i punti che erano stati inseriti nel programma elettorale del 2022.

Fratelli d'Italia, Lega e Forza Italia hanno concordato che le risorse andranno concentrate su salari, sanità, famiglie e pensioni, a partire da quelle dei giovani. Sulla base di questa dichiarazione d'intenti si può prevedere che i punti dirimenti saranno: la conferma del taglio del cuneo fiscale per i redditi fino a 35mila euro lordi annui (9-10 miliardi di spesa preventivata) e la detassazione delle tredicesime e dei premi di produzione (non oltre i 2 miliardi). A questo bisognerà aggiungere circa 4 miliardi per rinnovi contrattuali e assunzioni nel comparto sanitario pubblico. Il capitolo pensioni, orientato sulle giovani generazioni, lascia intravedere una maggiore attenzione verso il capitolo previdenza integrativa. È possibile, quindi, che siano introdotti sgravi per gli under 35 affinché possano versare contributi aggiuntivi sui piani pensionistici individuali al di là di quello che riusciranno a cumulare presso l'Inps con carriere spesso discontinue. La conferma delle misure di flessibilità introdotte nel 2023 ha invece un costo più contenuto compreso tra uno e 2 miliardi di euro ed è rappresentato da Opzione Donna, Ape social e Quota 103 (uscita anticipata con 62 anni di età e 41 anni di contribuzione).

Taglio del cuneo fiscale come priorità, mentre su tutto il resto si dovrà discutere. «Sulle pensioni minime abbiamo già fatto un innalzamento e vorremmo cercare di andare oltre, anche se ci rendiamo conto che arrivare a mille euro, che è obiettivo di legislatura, ora è complicato», ha spiegato Raffaele Nevi, vicepresidente vicario dei deputati e portavoce di Forza Italia. «Poi una attenzione alla sanità perché vogliamo raccogliere il grido di allarme dei presidenti di Regione che sono in difficoltà, e su questo il governo deve essere attento», ha aggiunto ai microfoni del Tg2.

L'incontro a Palazzo Chigi tra i capigruppo, i vicepremier e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni non è sceso nei dettagli. In primo luogo, perché il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, era assente e perché i numeri sono sua competenza. In secondo luogo, perché si è condiviso il percorso di aumento del rapporto deficit/Pil 2023 per scaricare sull'ultimo anno di sospensione del Patto di Stabilità il marasma del Superbonus (con i suoi oltre 100 miliardi di euro complessivi). L'intento è quello di portare il deficit al 5% del prodotto interno lordo anziché al 4,5% del Def. Sarebbero una decina di miliardi di euro in più, anche perché lo stesso titolare del Tesoro aveva confermato le stime del Pil per l'anno in corso a +1%, nonostante il rallentamento del secondo trimestre.

Poiché il prossimo incontro (previsto entro due settimane) dovrebbe essere dirimente, le variabili finora individuabili sono rappresentate da un contenimento delle nuove spese da finanziare nell'intorno dei 30 miliardi di euro (occorre infatti includere gli 8 miliardi di spese indifferibili) e, proprio in ragione del focus su giovani e famiglie, su una revisione al ribasso della perequazione delle pensioni per gli assegni superiori a 4 volte il minimo per un risparmio nell'ordine 4 miliardi che si assomma ai circa 8 miliardi già disponibili.

L'incognita è rappresentata dalla crescita economica. Per il 2024 il Def pronosticava un +1,5% che allo stato sembra difficilmente raggiungibile. È chiaro che un qualsiasi peggioramento delle condizioni iniziali richiederebbe ulteriori sforzi dal punto di vista delle entrate per recuperare più risorse.

E lo sguardo di Giorgetti volto alle «rendite» è indicativo di quello che potrebbe essere un metodo di lavoro.

Commenti