"Polemiche inutili e pretestuose", le definisce Giancarlo Giorgetti. Eppure un'altra crepa si è aperta nel governo. Che rischia di acuirsi nei prossimi mesi quando, "archiviata" la legge di bilancio, l'esecutivo dovrà mettere nero su bianco le norme che regoleranno reddito di cittadinanza e riforma delle pensioni.
Tutto è partito proprio dal sottosegretario e numero 2 della Lega che - nell'ultimo libro di Bruno Vespa - ha rivelato le sue perplessità proprio sul sussidio caro ai Cinque Stelle, sostenendo che sia "complesso da attuare" e che rischia di essere "fine a se stesso". Parole che hanno irritato la compagine grillina al governo e hanno costretto il premier Giuseppe Conte di ritorno a Tunisi a convocare un vertice con Giorgetti per fare il punto della questione.
E oggi Luigi Di Maio avverte la Lega: "Siamo stati sempre chiari", ha detto al Corriere, "Il reddito sarà operativo nei primi tre mesi del 2019. Se vedo un problema non è nelle risorse o nelle norme ma quando qualcuno non crede in quello che stiamo facendo. Se qualche membro del governo non crede in quello che stiamo facendo allora è un rischio per i cittadini prima di tutto". E Repubblica racconta di un vicepremier grillino "infuriato" che teme uno stop dell'alleato a uno dei provvedimenti su cui il M5S vuol basare la campagna elettorale per le Europee. Così avrebbe lanciato un ultimatum a Matteo Salvini: se la riforma viene rimandata, non esiterà a far cadere il governo.
Del resto i sondaggi parlano chiaro: a beneficiare dell'approdo a Palazzo Chigi è il Carroccio che - secondo i dati del Corriere - è ormai
salito al 34,7%. Rosicchiando voti proprio ai Cinque Stelle che non si schioda dal 28,7% (a -4 punti dalle politiche dello scorso marzo). Ai giornalisti Di Maio si dice non preoccupato per queste cifre. Ma le crepe restano...- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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