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La manovra salva le risorse per il Ponte

Riprogrammati i fondi per l'opera. Arrivano altri 3,5 miliardi per il sistema produttivo

La manovra salva le risorse per il Ponte
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La manovra si rimette in moto partendo da uno dei suoi capitoli più simbolici, il Ponte sullo Stretto, e si allarga a una serie di riformulazioni che ridisegnano l'impianto della legge di Bilancio, tenendo insieme infrastrutture, imprese, previdenza e interventi sociali. Il filo conduttore è la necessità di rendere sostenibili e operative misure che, nella prima stesura, avevano incontrato limiti tecnici, finanziari o procedurali, senza rinunciare agli obiettivi politici fissati dal governo.

Sul Ponte, l'esecutivo prende atto dell'impossibilità di avviare i lavori entro la fine dell'anno dopo le osservazioni della Corte dei Conti e procede a una riprogrammazione dei fondi, confermando però la piena copertura finanziaria dell'opera. La scelta non è un arretramento, ma un adeguamento dei tempi: le risorse vengono ricollocate perché i cantieri possano aprire nei prossimi mesi, una volta completati gli approfondimenti richiesti. Il messaggio è chiaro: l'opera resta centrale nella strategia infrastrutturale del governo e il rinvio tecnico non ne mette in discussione la realizzazione.

È in questo contesto che maturano le riformulazioni presentate in commissione Bilancio al Senato, illustrate direttamente dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti. Il cuore dell'intervento è lo stanziamento di 3,5 miliardi aggiuntivi a favore delle imprese, destinati a rafforzare misure che hanno registrato una domanda superiore alle attese. In particolare, vengono rifinanziate Transizione 5.0 e gli incentivi per gli investimenti nella Zes, la Zona economica speciale, strumenti considerati fondamentali per sostenere competitività, innovazione e sviluppo territoriale. Una quota delle risorse è inoltre indirizzata a compensare l'impatto del caro-materiali, che continua a pesare su filiere produttive e cantieri.

Accanto al capitolo imprese, la manovra aggiornata interviene su altri fronti sensibili. Ci sono misure sulla previdenza complementare. In primo luogo, dovrebbero essere state reperite le risorse per un altro semestre di silenzio-assenso per il conferimento del Tfr ai fondi. Rifinanziate, poi, le forme pensionistiche complementari delle Forze armate, delle Forze di polizia e del Corpo nazionale dei vigili del fuoco. A questo capitolo vengono destinati 20 milioni di euro l'anno a decorrere dal 2026. Potenziati fondi a forte valenza sociale, come quello a sostegno delle famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro (30 milioni di euro per il 2026 e di 27 milioni di euro annui a decorrere dal 2027), con l'intento di garantire un sussidio più adeguato ai superstiti anche nei casi privi di copertura assicurativa obbligatoria.

Nel mosaico delle riformulazioni trovano spazio anche interventi meno visibili ma significativi sul piano istituzionale e finanziario. La manovra introduce un nuovo gioco a totalizzatore nazionale, denominato "Win for Italia Team", le cui risorse saranno in parte destinate al Coni per il finanziamento dei progetti legati all'Italia Team (26,50% della raccolta, al netto dell'aggio), senza effetti stimati sui saldi di finanza pubblica.

Il pacchetto comprende poi interventi mirati su cultura e sicurezza. Arrivano risorse per Matera Capitale Mediterranea della Cultura 2026 (un milione di euro) e per il 250simo anniversario del Teatro alla Scala di Milano (5 milioni nel 2028), mentre sul versante dell'ordine pubblico vengono stanziati fondi aggiuntivi per rafforzare le forze di sicurezza, anche in vista delle Olimpiadi invernali di Milano-Cortina (114,2 milioni complessivi). Non mancano misure tecniche, come la proroga dei limiti di età per i giudici tributari (chi compie 73 anni potrà restare al lavoro, costo 5,7 milioni nel 2026) e la nomina di un commissario straordinario per la riqualificazione dell'area romana di Pietralata, destinata a nuove esigenze logistiche della Polizia di Stato (20 milioni già stanziati).

Il confronto parlamentare in commissione Bilancio è chiamato a validare queste scelte del ministero dell'Economia, valorizzando così il ruolo delle Camere. Le critiche delle opposizioni restano sullo sfondo e non incidono sull'impianto complessivo di un intervento che mira a rendere la manovra più robusta e coerente con le esigenze emerse nel corso dell'esame.

Solo in chiusura riemerge uno dei dossier più delicati, quello dell'oro di Bankitalia. Il governo ha lavorato a una riformulazione condivisa con la Bce (cui non garba l'incremento del prelievo sulle banche), chiarendo che la detenzione e la gestione delle riserve auree restano in capo a via Nazionale, nel rispetto dei Trattati europei.

La mediazione politica si concentra su una formula che ribadisce come l'oro appartenga al popolo italiano, principio già valido oggi ma destinato a essere esplicitato per legge. Un epilogo che chiude il cerchio di una giornata intensa.

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