Rubrica Cucù

Marino, una vera calamità comunale

Il sindaco fa suonare ogni giorno l'allarme rosso su Roma

Marino, una vera calamità comunale

Da quando si è travestito da Franceschini e gira con la barba finta, il sindaco Marino fa suonare ogni giorno l'allarme rosso su Roma: un giorno annuncia che Roma finirà come Cartagine per il maltempo e lui scappa a Milano, un altro sposa le coppie gay anche se leggi, ministri e prefetti gli dicono che non può farlo; poi le multe non pagate, la metro C che salta all'esordio, l'orchestra dell'Opera cacciata... Poi la sparata di grave comicità sulle droghe pesanti: mentre i vip che confessano di averle provate si affrettano a dire di essere stati male e non lo rifarebbero mai più, il Marziano del Campidoglio ha detto l'esatto opposto, che lui non le ha mai provate ma gli sarebbe piaciuto tanto. Danno una carica... pensate ai Rolling Stones, ha detto il sindaco allucinante. Un messaggio devastante per i romani, di cui Marino è l'anagramma.

Nel frattempo Marino ha dotato i pizzardoni, i vigili urbani romani, di peperoncino in bombolette spray per neutralizzare i delinquenti. La strategia dell'ordine pubblico di Marino evoca il motto romanesco Ajo, Oio e Peperoncino; prima il segnale di dolore per l'aggressione subita (ajo), poi il grido per richiamare i vigili (oio) e infine il peperoncino antirapina. Ma il rischio collusione tra vigili e malviventi resta alto e si esprime in codice con la formula «Se famo du' spaghi?» usando con profitto reciproco il peperoncino. Marino ha poi dotato i vigili romani di uno sfollagente; se l'avesse fatto Alemanno sarebbe già vituperato per l'uso del manganello.

Marino, una calamità comunale.

Commenti